Renzo Ferrari

Il viaggio nel colore del pittore svizzero

Ferrari vive a pori aperti e antenne sempre orientate, scrivere e disegnare sui suoi memorabili taccuini è il suo ininterrotto stream esistenziale, si lascia traversare dalla realtà storica, si fa impregnare dei suoi umori e la rielabora nelle sue pitture di immagini sempre autres, perfettamente sintonizzate ma insieme distanziate...
Flaminio Gualdoni in “Renzo Ferrari, Cose Figure Luoghi - Opere 2017-2018 e altre” (Edizioni Zedià).

Rai Cultura propone una selezione di opere del pittore ticinese Renzo Ferrari. Nato a Cadro (Lugano), nel 1939, l'artista si è formato nella città di Milano nel decennio tra il Cinquanta e il Sessanta ed è tra i protagonisti più originali del ritorno alla pittura in anni dominati dall'esperienza delle neoavanguardie. Agli esordi, il pittore svizzero si è imposto all'attenzione della critica con una "figurazione libera" come superamento dell'informale, per poi procedere in una ricerca personale rimanendo legato con coerenza alla figura e all'espressione impetuosa del colore. Testimone partecipe del secondo Novecento, l'artista ha via via accolto e fatte proprie le istanze e le tendenze formali di un secolo breve e tormentato ma anche fecondo di linguaggi innovativi, come il pop, il graffitismo, la pittura gestuale.

Tra la fertile e copiosa produzione di oli e di carte si ricorda: Graffiti urbani (1973-1974), Figure e robot (1973-1974), Nel rosso (1973), il ciclo dei Gaio, presenze enigmatiche interpretate come  “metafora vivente di un disagio identitario”. Seguono i cicli degli Urbani  e delle Mimesi. Negli anni Ottanta si fa più esplicito il tema della Natura: il pittore intercetta il dramma ecologico e sembra rispondere con un'immersione nel colore scuro, fino al nero estremo. Una breve e cupa pausa dalla lunga sequenza di fantasie in rosso sangue, blu mare e gialli accesi, che percorrono tutta l'opera di Ferrari.
Questa sensibilità a percepire e accogliere le sfide del nostro tempo, si conferma nella produzione più recente: i dipinti raccolti nel Corona diary (2020), scaturiti dall'emergenza sanitaria della pandemia, un dramma elaborato attraverso mitologie familiari e culturali, filtrato, ancora una volta, dall'immaginazione visionaria e dissacrante dell'artista.  

Renzo Ferrari ha proposto il suo lavoro a partire dal 1962 in una cinquantina di personali in Italia e Svizzera e partecipato a importanti collettive internazionali. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti quali il Premio Feltrinelli per la pittura nel 1974 e il Premio Morlotti alla carriera nel 2009. Le sue opere figurano in raccolte pubbliche (Civica Raccolta Bertarelli e Museo della Permanente di Milano; Museo Civico di Belle Arti e Museo Cantonale d’Arte di Lugano; Civica Galleria d’Arte Villa dei Cedri di Bellinzona; Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma; Museé d’Art e d’Histoire di Neuchâtel; Masi di Lugano) e in collezioni private sia in Svizzera che all’estero.