A.B.O. Io non mi guardo, io mi vedo
Un ritratto di Achille Bonito Oliva
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta la mostra A.B.O. THEATRON. L’arte o la vita, un'occasione unica per indagare la figura di uno dei più importanti storici dell’arte, critici e curatori contemporanei, Achille Bonito Oliva (Caggiano, 1939).Critici si nasce, artisti si diventa e pubblico si muore
Achille Bonito Oliva
La mostra raccoglie opere d’arte, documentazione di allestimenti, materiali d’archivio e una grande selezione di filmati televisivi gentilmente concessi da RAI Cultura e Rai Teche (A.B.O. THEATRON. L’arte o la vita).
Achille Bonito Oliva con il suo Ritratto di A.B.O. di Giuseppe Ducrot, marmo, 1996
Laureato in giurisprudenza a Napoli, nel 1961, Achille Bonito Oliva affrontava studi artistici, filosofici e storici, nell’ambito di una formazione come poeta visivo; una ricerca coeva al Gruppo 63 e Operativo '64, per la quale il giovane allora artista, pubblicava i primi lavori (Made in Mater, 1967; Fiction Poems, 1968; 5 Mappe del 1965, 1971).
Da allora, Bonito Oliva iniziava più espressamente e con continuità ad approcciare la critica d'arte, rivoluzionando negli anni lo stile e la funzione del critico in un'ottica che porterà all'allargamento di questo concetto.
Per Bonito Oliva, infatti, il critico non è più, e non deve essere, un mero sostenitore di una sola poetica o il semplice mediatore fra l'artista e il pubblico, come tradizionalmente era. Il critico in realtà deve agire come un 'cacciatore', un elaboratore di idee che si affianca all'artista con funzione creativa, senza con questo identificarsi in un unico movimento artistico
La mostra di Rivoli, è un'occasione singolare per indagare l'iter di questa figura di studioso eccentrico e creativo che negli anni ha costruito la firma inconfondibile del suo operato.
Achille Bonito Oliva alla mostra Una storia per il futuro. Dieci anni di MAXXI, Roma 2014
Nel 1966, Bonito Oliva curava la sua prima mostra, una doppia personale dedicata a Pino Pascali e Renato Mambor (Libreria-Galleria Guida, Napoli) e nel 1968, è tra i giovani critici che partecipano agli incontri dell’Assemblea che accompagna la mostra Arte Povera più Azioni povere (Antichi Arsenali di Amalfi), primo evento artistico che in Italia presentava una serie di opere processuali, insieme ad azioni, happening e performance.
Nel 1968, Bonito Oliva si trasferiva a Roma iniziando allora a collaborare con istituzioni pubbliche come l’Università La Sapienza, l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila (1969-1971) e l’Università degli Studi di Salerno (1976). Dal 1984, l'attività di insegnamento diventava stabile con la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea all'Università di Roma.
A partire dalla sua formazione e attività nell’ambito della poesia visiva e delle cosiddette 'Neo-avanguardie' linguistiche e letterarie della fine degli anni Sessanta, nei suoi successivi progetti Bonito Oliva ha posto in relazione tra loro alcuni dei più importanti artisti della seconda metà del XX secolo. Il critico definiva così delle linee di ricerca radicali quali, alla fine degli anni Settanta, quelle afferibili alla Transavanguardia italiana, che Bonito Oliva poneva in relazione dialettica con le ricerche del decennio precedente, fra cui l’Arte Povera e Concettuale, rilette attraverso raffinate ed eterodosse connessioni con il Manierismo italiano e europeo.La carne è debole e il critico è cacciatore: è l'artista che si deve difendere
Achille Bonito Oliva
Per Bonito Oliva, l’artista perdeva la sua centralità rinascimentale per diventare figura laterale e questo, ricorda la figura del traditore che guarda il mondo e non lo accetta, vorrebbe cambiarlo ma può agire solo nello spazio della riserva mentale.È con il suo libro del 1976, 'L’ideologia del traditore. Arte, maniera e Manierismo', che Bonito Oliva analizza come, dopo il Rinascimento, il Manierismo ha attuato un passaggio dal principio della creazione a quello della citazione, quale risposta da parte dell’artista alla crisi della sua epoca
Su un simile principio, corrisponde alla crisi ideologica, economica, politica e sociale della fine degli anni Settanta del Ventesimo secolo, nel 1979 Bonito Oliva poneva la base della sua teorizzazione della Transavanguardia.
Questo percorso critico inizia a definirsi nel 1970, quando Bonito Oliva diventava segretario generale della sua prima grande mostra tematica e collettiva dal titolo originale, Amore mio (Palazzo Ricci, Montepulciano). Qui gli artisti erano invitati a porre in aperta evidenza la componente critica implicita nel loro operato, dichiarando così anche le loro predilezioni critiche, i loro debiti culturali, le affinità che li legano ad altri artisti, passati e presenti. In breve, dichiaravano apertamente i loro "amori".La differenza tra un creativo e un creatore è questa: sono critico creativo in quanto ho innovato la lingua. L'artista è creatore in quanto innova il linguaggio
Achille Bonito Oliva
Nello stesso tempo, Bonito Oliva, partecipava a un altro importante evento, Vitalità del negativo nell’arte italiana (1969-70, Palazzo delle Esposizioni, Roma), progetto che segnerà l’avvio della sua collaborazione con gli Incontri Internazionali d’Arte di Graziella Buontempo Lonardi. Il titolo della mostra faceva riferimento all'idea dell'arte come calco, il "negativo" del mondo, appunto, che diviene elemento di modificazione della realtà. Vi parteciparono i più importanti artisti italiani dell'epoca, Gianni Colombo, Gino Marotta, Enrico Castellani, Jannis Kounellis, Vincenzo Agnetti, Fabio Mauri, Luciano Fabro e Paolo Scheggi.
Negli anni Settanta, l'attività di Bonito Oliva si spostava in ambito europeo con la partecipazione di artisti italiani a mostre internazionali (VII Biennale de Paris, 1971 e XIII, 1985; Pérsona, Belgrade International Theater Festival, 1971).
Il 1973 fu un anno cruciale per l'attività di Bonito Oliva che dedicava una mostra a Marcel Duchamp (La delicata scacchiera, 1902-1968) e soprattutto ideava e curava Contemporanea, assieme ad un’equipe di esperti, negli ambienti del nuovo parcheggio sotterraneo di Villa Borghese non ancora adibiti alla loro funzione d’uso.
Christo e l'imballaggio delle Mura Aureliane, Roma, 1973
Fu in quella occasione che Christo impachettò duecento metri di Mura Aureliane, mentre a documentare l’installazione fu Massimo Piersanti, fotografo ufficiale della mostra, assieme a Fausto Giaccone, nei cui scatti in bianco e nero ritroviamo alcuni dei protagonisti della manifestazione: Vettor Pisani, Ben Vautier, Joseph Beuys, Wolf Vostell, Urs Lüthi, Gino De Dominicis, Jannis Kounellis, Robert RauschenbergA Contemporanea, furono invitati i maggiori artisti, protagonisti internazionali, accostati in una visione antropologicamente complessa della cultura e dei suoi diversi linguaggi: arti visive, poesia, danza, informazione, fotografia, teatro e cinema
Il 1978, porta per la prima volta Bonito Oliva alla Biennale di Venezia, dove coordina la sezione Sei stazioni per artenatura. La natura dell’arte, alla quale segue, nel 1980, la curatela a due mani con Harald Szeemann per L’arte degli anni Settanta e Aperto ‘80.
Bonito Oliva apre così a una pratica di nomadismo culturale ed eclettismo stilistico che travalica le contrapposizioni stesse di avanguardia e tradizione, invenzione e citazione, astratto e figurativo, globale e locale.Nel 1979, sulla rivista 'Flash Art', Bonito Oliva aveva pubblicato l’articolo La Trans-Avanguardia italiana. Qui teorizzava un movimento che superava le posizioni ideologiche e le matrici concettuali del decennio precedente, riportando al centro, dopo il “noi” comunitario, il soggetto individuale, il recupero della memoria e delle tecniche tradizionali
Nello stesso anno, a Palazzo di Città di Acireale, con la mostra Opere fatte ad arte (1979), il critico presentava per la prima volta un gruppo di giovani artisti riuniti sotto la definizione di Transavanguardia: sono Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, presenti anche alla mostra Le Stanze (Castello Colonna, Genazzano, 1979-80). Qui, Bonito Olivo allestisce un confronto dal vivo con le ricerche dell’Arte Povera, un accostamento che si allarga al contesto europeo e nordamericano che nel 1982, verrà sistematizzato con la mostra Avanguardia Transavanguardia 1968/77 alle Mura Aureliane di Roma (Onori e glorie della Transavanguardia)
Ormai divenuto non solo interprete di quel 'ritorno al disegno, alla pittura e alla scultura' che caratterizzerà gli anni Ottanta del secolo scorso, ma un vero e proprio personaggio pubblico, nel 1990, con il patrocinio della XLIV Biennale di Venezia, Bonito Oliva curava 'Ubi Fluxus ibi motus 1990-1962' (Ex-Granai della Repubblica, Venezia). La mostra, che affiancava la Biennale veneziana negli spazi della Giudecca, presentava video e performance di Yoko Ono, Takako Saito, Philip Corner e vedeva la partecipazione diretta dei padri fondatori del movimento, LaMonte Young, Ay-O, Milan Knizak, Ben Vautier, Wolf Vostell e molti altri.
Il titolo della mostra veneziana è esemplificativo, Punti cardinali dell’arte, a testimonianza di un metodo transnazionale e multidisciplinare che si diffonde su molteplici sedi con una curatela plurale. Con questo il titolo rivelatore, Bonito Oliva presentava una grande panoramica internazionale e interdisciplinare che mirava a mettere in luce i valori di coesistenza, differenza dei popoli e dei linguaggi. Come in una costellazione infine, il critico rendeva omaggio con mostre a Francis Bacon, John Cage e il regista-artista Peter Greenaway.Nel 1993, Bonito Oliva è nominato Direttore Arti Visive della XLV Biennale di Venezia
Nel 1995, si aprivano a Napoli le commissioni per il progetto cittadino delle Stazioni dell’arte, inaugurato nel 2001. Bonito Oliva organizzava interventi site specific, promossi dall’amministrazione comunale, per riqualificare ampie aree della città e in particolare, per le stazioni della Linea 1 e 6 della metropolitana.
Rinnovate da architetti e designer italiani e internazionali quali Àlvaro Siza, Oscar Tusquets e Alessandro Mendini, questi sotterranei pedonali vennero arricchiti con più di duecento opere di artisti internazionali. Un vero e proprio museo diffuso e aperto al pubblico dove gli interventi site specific, si integrano con le caratteristiche di ciascuno spazio alternando linguaggi differenti come scultura, pittura murale, installazione, mosaico e fotografia.
Tra la fine e l'inizio del nuovo millennio, Bonito Oliva torna nella platea internazionale con la cura e la direzione di nuove Biennali d'Arte Contemporanea e mostre collettive (XXIII Biennale di São Paulo, San Paolo, Brasile 1996; Dak’Art, Dakar, Senegal, 1998; Biennale di Valencia, Spagna 2001; PS1 Contemporary Art Center, New York, 1999-2000; Le Tribù dell’Arte, Roma, 2001).
Nel nuovo millennio, Bonito Oliva ripresenta la Transavanguardia in una serie di mostre internazionali partendo dal Giappone (Transavanguardia italiana, Shanghai Art Museum, Shanghai, 2001), per arrivare in America del Sud (La Transavanguardia italiana, Fundación Proa, Buenos Aires, 2003; Museo de Arte Contemporáneo, Santiago del Cile, 2003; Museo de Arte Moderno, Città del Messico, 2003-04). La rivisitazione della Transavanguardia, verrà riproposta, con la cura anche di Ida Gianelli, nella grande retrospettiva sulla corrente artistica organizzata dal Castello di Rivoli nel 2003.
Ad inaugurare il nuovo MAXXI, Museo delle Arti del XXI secolo di Roma, è sempre lui con la mostra dedicata a Gino De Dominicis. L’immortale (2010).
Parallelamente all’attività espositiva i volumi e i saggi critici di cui è autore Bonito Oliva, si definiscono, a partire da Il territorio magico. Comportamenti alternativi dell’arte (1971), come un’ininterrotta sequenza di pubblicazioni che, nel loro complesso, configurano una visione enciclopedica e un’indagine multidisciplinare e transgenerazionale del sapere, non solo contemporaneo.
Bibliografia sintetica: Critica in atto (1972); Arte e sistema dell’arte. Opera, pubblico, critica, mercato (1975); L’ideologia del traditore. Arte, maniera, manierismo (1976); Le avanguardie diverse. Europa/America (1976); Vita di Marcel Duchamp (1976), a cui seguirà, nel 1978, Mercante del segno. Scritti di Marcel Duchamp; Autocritico automobile. Attraverso le avanguardia (1977); Passo dello strabismo. Sulle arti (1978); Arcimboldo (con Roland Barthes, 1978); Paolo Mussat Sartor. 1968-1978. Arte e artisti in Italia (1979); Labirinto (1979); Autonomia e creatività della critica (1980); La Transavanguardia italiana (1980), a cui seguirà nel 1982, La Transavanguardia internazionale; Il sogno dell’arte. Tra avanguardia e transavanguardia (1981); Manuale di volo. Dal mito greco all’arte moderna, dalle avanguardie storiche alla transavanguardia (1982); Critica ad Arte. Panorama della Post-Critica (1983); Dialoghi d’artista. Incontri con l’arte contemporanea, 1970-1984 (1984); Minori Maniere. Dal Cinquecento alla Transavanguardia (1985); Progetto Dolce. Nuove forme dell’arte italiana (1986); Antipatia. L’arte contemporanea (1987); Superarte (1988); Il tallone di Achille. Sull’arte contemporanea (1988); Artae, (1991); Conversation Pieces (1993); L’arte e le sue voci. L’arte è un “dimenticare a memoria” (1996); Oggetti di turno. Dall’arte alla critica (1997); Gratis. A bordo dell’arte (2000); Estetiche della globalizzazione, (2001); I fuochi dello sguardo. Musei che reclamano attenzione (2004); Lezione di boxe. Dieci round sull’arte contemporanea (2004); ABO. La Repubblica delle Arti (2005).
Achille Bonito Oliva inoltre, è autore dei volumi enciclopedici L’arte fino al 2000 (1991), L’arte oltre il 2000 (2002), Enciclopedia della parola. Dialoghi d’artista 1968-2008 (2008) e nel 2011, si avvia la pubblicazione a sua cura dell’Enciclopedia delle arti contemporanee.
Trasmissioni televisive ideate e condotte da Bonito Oliva: Autoritratto dell’arte contemporanea (RAI 3, 1992-96), Totòmodo, l’arte spiegata anche ai bambini (RAI 3, 1995), A B. O Collaudi d’arte (RAI 1, 2000-01), A.B.O.RDO DELL’ ARTE e Il giorno della creazione (Cult Network/Sky, 2004-05), Fuori quadro (RAI 3, 2014-15).
Riviste a cui ha collaborato: “Alfabeta2”, “Casabella”, “Domus”, “Flash Art”, “Corriere della Sera”, “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giorno”, “La Repubblica”, “L’Espresso”, “Modo”.
Achille Bonito Oliva è stato creatore di premi e riconoscimenti, mentre fra quelli ricevuti si segnalano il conferimento del titolo di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres della Repubblica Francese (1992), la Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte (2004) e quello di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2010).