Luci dalle tenebre
Dai lumi degli Etruschi ai bagliori di Pompei. La prima mostra dedicata all'illuminazione nel mondo etrusco al MAEC-Museo dell'Accademia Etrusca e della Città di Cortona.
Per la prima volta al MAEC-Museo dell'Accademia Etrusca e della Città di Cortona, un'esposizione
interamente dedicata alle tecniche di illuminazione e ai rituali connessi nell’epoca etrusca, per offrire un quadro esauriente sul complesso tema della luce e dei lumi, che tanta parte ha avuto nello sviluppo delle varie civiltà.
Nella mostra, curata da Luigi Donati, Paolo Bruschetti, Vittorio Mascelli, grazie alla collaborazione di docenti dei maggiori Atenei Italiani e di studiosi di fama internazionale, gli oggetti che testimoniano le tecniche di illuminazione naturale e gli strumenti di illuminazione artificiale usati dagli Etruschi. Dal celebre lampadario etrusco in bronzo già custodito nelle sale del MAEC, stupefacente e prezioso strumento di illuminazione artificiale antica, all’eccezionale prestito dal Mann di Napoli: una statua ritrovata a Pompei, città legata al mondo etrusco da antichi vincoli di dipendenza. La statua in bronzo, recuperata integra in una dimora di via dell’Abbondanza, è alta circa un metro e mezzo e rappresenta un adolescente con un candelabro che svolgeva il ruolo di accoglienza per gli ospiti illustri nelle dimore dell’antichità. Oltre alla ricche sezioni che presentano i reperti etruschi e pompeiani, una intera sezione è dedicata ai sistemi di illuminazione collegati alla cultura nuragica, sviluppata nella Sardegna preromana.
Dal testo dei curatoriLa mostra vuole accompagnare il visitatore attraverso questo affascinante viaggio nel tempo, illustrando le varie soluzioni escogitate per sfruttare la luce naturale negli ambienti chiusi, ed in particolare nelle abitazioni, via via che l’architettura diveniva più complessa: la porta, la finestra, l’abbaino od il lucernario, il timpano aperto oppure l’atrio od il cortile interno.
Largo spazio viene quindi dato ai vari metodi e agli strumenti specifici, fissi o mobili, adottati dagli antichi per produrre delle luci artificiali che consentissero di vincere le tenebre della notte, ma anche di lavorare in luoghi permanentemente oscuri come le gallerie minerarie, le tombe ipogee, oppure di garantire un sistema di segnali luminosi a distanza con finalità strategiche per il controllo del territorio.
Ma il percorso espositivo allarga lo sguardo anche sull’altra sponda del Tirreno, a quell’isola Argyróphleps che, stando a Platone, verrà poi chiamata Sardò dal nome della sposa di Tyrrenòs, l’eroe eponimo dei Tirreni d’Etruria ed era abitata, secondo Strabone, dall’antico popolo dei Tyrrhenoi omonimi di questi ultimi. Tradizioni mitistoriche entrambe, dalle quali emerge il ricordo di una comunanza molto stretta fra le due sponde del mare, oggi confermata dall’archeologia con le testimonianze che si vanno infittendo nel corso del primo millennio a.C.
Il progetto favorisce un notevole avanzamento nel campo della conoscenza della società etrusca in ambito internazionale ma soprattutto permette al grande pubblico di conoscere i modi e i tempi con cui i nostri avi illuminavano le loro abitazioni in modo ecologico ed ecosostenibile attraverso l'uso di risorse rinnovabili, invitando i visitatori ad una profonda riflessione sui temi dell'ecologia mondiale.
Luci dalle tenebre. Dai lumi degli Etruschi ai bagliori di Pompei. MAEC-Museo dell'Accademia Etrusca e della Città di Cortona. Fino al 12 settembre 2021
In copertina: Lampadario a sedici beccucci. MAEC-Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona