"Appunti per un film sull'India"
Pier Paolo Pasolini a 100 anni dalla nascita
Lo spiega lo stesso Pasolini sulle immagini iniziali della pellicola che dura in tutto trentatrè minuti, in un suggestivo bianco e nero, girata dal regista a Bombay e Nuova Delhi e negli stati di Uttar Pradesh e Rajasthan nel 1967, prodotto per conto di Tv7 del Primo Canale della Rai. La presenterà l’anno successivo, il 18 agosto 1968, alla Mostra del Cinema di Venezia.Io non sono qui per fare un documentario, una cronaca, un’inchiesta sull’India ma per fare un film su un film sull’India
Il termine appunti faceva riferimento ad un film da realizzarsi:
L’India è libera, gli inglesi se ne sono andati e comincia il periodo dell’indipendenza con dei terribili problemi da risolvere, annota Pasolini. Primo fra tutti quello della sovrappopolazione che richiama quello più ampio e articolato delle caste e del progetto di legge, proposto dal governo in quegli anni, che prevedeva una campagna per convincere la popolazione a sottoporsi alla sterilizzazione.Sulla storia di un maharaja il quale, secondo una leggenda mitica indiana, offre il proprio corpo alle tigri per sfamarle (questo, idealmente, prima della liberazione dell’India); e, dopo la liberazione dell’India, sempre idealmente, la famiglia di questo maharaja scompare perché i suoi membri muoiono di fame ad uno ad uno durante una carestia"
(Nico Naldini, Pasolini, una vita, Einaudi 1989)
E’ questa l’India che Pasolini ci descrive con l’intento, appunto, di fare un film su un film sull’India. In realtà le interviste che raccoglie a Bombay, tra la folla tutta occhi, nelle periferie, davanti alle fabbriche ma anche nei villaggi più sperduti e nelle campagne, sul greto del Gange con i santoni e nei giardini all’inglese della borghesia della capitale, fanno di questo Appunti per un film sull’india una delle opere più poetiche che Pasolini ci abbia lasciato ed insieme un'inchiesta giornalistica su un paese che sta per vivere profondi cambiamenti.
I temi sono quelli che gli sono sempre stati cari: il Terzo Mondo con le sue tante contraddizioni, la religiosità e la fame alle soglie di un processo di modernizzazione.
Il sottoproletariato urbano che Pasolini osserva con l’occhio attento della sua telecamera, portata in giro, in mezzo alla folla a spalla, è uguale a tutti gli altri proletariati del mondo. Ma è nelle campagne, nei villaggi, dove vivono la maggior parte degli indiani “immersi in una pace preistorica” che il regista trova “una dolcezza quasi elegiaca":Con l’industrializzazione ci può essere il passaggio da una condizione di sottosviluppo ad uno stato di vita che noi consideriamo civile e comunque moderna
Pasolini era arrivato in India per la prima volta in compagnia di Alberto Moravia ed Elsa Morante, il 31 dicembre 1960 per partecipare a un convegno a Mumbai per la commemorazione del centenario della nascita di Tagore. Ne era rimasto talmente colpito da scrivere poi un diario di viaggio, il libro L’Odore dell’India, e poi a girare questo documentario.Gli abitanti del villaggio ci hanno accolto sorridendo con grande dolcezza e uno spirito di ospitalità quasi commovente