Giuliano Montaldo
Addio al regista genovese
Lutto nel mondo del cinema italiano, il 6 settembre 2023 si è spento all'età di 93 anni nella sua casa di Roma il regista, sceneggiatore e attore Giuliano Montaldo.
Di lui si diceva: il regista italiano più amato dagli americani. La Paramount infatti lo ingaggia nel 1967 per dirigere il giallo Ad ogni costo con Klaus Kinski, Edward G. Robinson e Janet Leigh e Gli intoccabili (1969) con John Cassavetes anche se a quei tempi Giuliano Montaldo come regista era poco più che un esordiente.
E' infatti del 1961 la sua prima regia con il film Tiro al piccione. Ma la sua carriera nel mondo del cinema era iniziata nel 1951, dieci anni prima, come attore (lavora con Lizzani, Emmer, Petri, Zurlini) e poi come assistente alla regia di alcuni dei più bei nomi del mestiere, a partire da Gillo Pontecorvo che lo chiama accanto a lui per le riprese de La grande strada azzurra (1957) e poi Kapò (1959) e La battaglia di Algeri (1966). Su questi set Montaldo impara moltissimo e, una volta onorato il contratto con la major statunitense, abbandona il sogno yenkee, torna in Italia e nel 1971 gira la sua pellicola più nota Sacco e Vanzetti, con Gian Maria Volonté, Riccardo Cucciolla, Sergio Fantoni e Marisa Fabbri. Musiche di Ennio Morricone e Joan Baez. Una storia italiana ma anche americana, la storia di due immigrati italiani negli States - il calzolaio Sacco e il pescivendolo Vanzetti - incriminati per rapina e omicidio e giustiziati, anche se innocenti. La loro unica colpa è essere anarchici.
Seguono a breve distanza altri titoli: Giordano Bruno (1973), L'Agnese va a morire (1976), il film per la tv Circuito chiuso (1978), la miniserie Marco Polo (1982) e la pellicola drammatica Il giorno prima (1986), entrambi con Burt Lancaster. Nel 1986 firma la sceneggiatura della fiction Un'isola (1986) di Carlo Lizzani e l'anno dopo è di nuovo dietro la cinepresa per realizzare Gli occhiali d'oro (1987) tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Bassani - di cui Montaldo parla nell'intervista che vi proponiamo - interpretato da Philippe Noiret, Rupert Everett e Stefania Sandrelli. Nel 1988 il film vince il premio David, assegnato ad Ennio Morricone per la colonna sonora.
Nel 1989 dirige Nicolas Cage ne Tempo di uccidere (1989). Poi misteriosamente si ferma, abbandona i film a soggetto per dedicarsi alla regia di documentari o all'allestimento di opere liriche come Il trovatore (1990) e La bohème (1992) e la Turandot (2012). Torna a recitare solo in piccoli ruoli, come quello di procuratore capo ne Il lungo silenzio (1993) di Margarethe von Trotta o quello di Franco Caspio ne Il caimano (2006) di Nanni Moretti.
Passano quasi 20 anni e nel 2008, a sorpresa, Giuliano Montaldo torna dietro la macchina da presa per dirigere Miki Manojlovic, Carolina Crescentini e Roberto Herlitzka ne I demoni di San Pietroburgo in cui affida al personaggio Dostoevskij il monito: non fidatevi dei falsi maestri. Pubblico e critica sono entusiati. Piovono le candidature e i premi: un Nastro d'argento e due David di Donatello. Nel 2017 torna a fare l'attore nella commedia di Francesco Bruni Tutto quello che vuoi. Un ritorno in grande stile che gli vale un secondo David di Donatello come attore non protagonista (il primo nel 2007 alla carriera).
Nel filmato un'intervista a Giuliano Montaldo realizzata per la rubrica Rai "Movie Mag".
Di lui si diceva: il regista italiano più amato dagli americani. La Paramount infatti lo ingaggia nel 1967 per dirigere il giallo Ad ogni costo con Klaus Kinski, Edward G. Robinson e Janet Leigh e Gli intoccabili (1969) con John Cassavetes anche se a quei tempi Giuliano Montaldo come regista era poco più che un esordiente.
E' infatti del 1961 la sua prima regia con il film Tiro al piccione. Ma la sua carriera nel mondo del cinema era iniziata nel 1951, dieci anni prima, come attore (lavora con Lizzani, Emmer, Petri, Zurlini) e poi come assistente alla regia di alcuni dei più bei nomi del mestiere, a partire da Gillo Pontecorvo che lo chiama accanto a lui per le riprese de La grande strada azzurra (1957) e poi Kapò (1959) e La battaglia di Algeri (1966). Su questi set Montaldo impara moltissimo e, una volta onorato il contratto con la major statunitense, abbandona il sogno yenkee, torna in Italia e nel 1971 gira la sua pellicola più nota Sacco e Vanzetti, con Gian Maria Volonté, Riccardo Cucciolla, Sergio Fantoni e Marisa Fabbri. Musiche di Ennio Morricone e Joan Baez. Una storia italiana ma anche americana, la storia di due immigrati italiani negli States - il calzolaio Sacco e il pescivendolo Vanzetti - incriminati per rapina e omicidio e giustiziati, anche se innocenti. La loro unica colpa è essere anarchici.
Il film diventa immediatamente un manifesto contro l'intolleranza, l'ingiustizia, la pena di morte. Grazie al film, si costituisce un comitato di riabilitazione e nel 1977 Michael Dukakis, governatore del Massachusetts, proclama la riabilitazione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, dichiarando al mondo intero la loro totale innocenza. Nel 2017, a 90 anni dall'esecuzione e a 50 dalla riabilitazione, il film di Montaldo rivede la luce in una versione restaurata. In tale occasione, il regista espone le motivazioni di una scelta coraggiosa e rivela l’intero percorso artistico/produttivo
Dal documentario La morte legale (2017)
Seguono a breve distanza altri titoli: Giordano Bruno (1973), L'Agnese va a morire (1976), il film per la tv Circuito chiuso (1978), la miniserie Marco Polo (1982) e la pellicola drammatica Il giorno prima (1986), entrambi con Burt Lancaster. Nel 1986 firma la sceneggiatura della fiction Un'isola (1986) di Carlo Lizzani e l'anno dopo è di nuovo dietro la cinepresa per realizzare Gli occhiali d'oro (1987) tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Bassani - di cui Montaldo parla nell'intervista che vi proponiamo - interpretato da Philippe Noiret, Rupert Everett e Stefania Sandrelli. Nel 1988 il film vince il premio David, assegnato ad Ennio Morricone per la colonna sonora.
Nel 1989 dirige Nicolas Cage ne Tempo di uccidere (1989). Poi misteriosamente si ferma, abbandona i film a soggetto per dedicarsi alla regia di documentari o all'allestimento di opere liriche come Il trovatore (1990) e La bohème (1992) e la Turandot (2012). Torna a recitare solo in piccoli ruoli, come quello di procuratore capo ne Il lungo silenzio (1993) di Margarethe von Trotta o quello di Franco Caspio ne Il caimano (2006) di Nanni Moretti.
Passano quasi 20 anni e nel 2008, a sorpresa, Giuliano Montaldo torna dietro la macchina da presa per dirigere Miki Manojlovic, Carolina Crescentini e Roberto Herlitzka ne I demoni di San Pietroburgo in cui affida al personaggio Dostoevskij il monito: non fidatevi dei falsi maestri. Pubblico e critica sono entusiati. Piovono le candidature e i premi: un Nastro d'argento e due David di Donatello. Nel 2017 torna a fare l'attore nella commedia di Francesco Bruni Tutto quello che vuoi. Un ritorno in grande stile che gli vale un secondo David di Donatello come attore non protagonista (il primo nel 2007 alla carriera).
Nel filmato un'intervista a Giuliano Montaldo realizzata per la rubrica Rai "Movie Mag".