"Strategia del ragno", 1970
L'opera di Bertolucci con Alida Valli e Giulio Brogi
Il film segna anche l'inizio del sodalizio con il direttore della fotografia Vittorio Storaro. Insieme vivranno una stagione di sperimentazione che darà vita alle opere più mature di Bertolucci, come Il conformista, Ultimo tango a Parigi, Novecento Atto I, Novecento Atto II, La luna, L’ultimo imperatore, Il tè nel deserto e Il piccolo Buddha. Storaro stesso partecipò al reatauro dei 10 film girati con Bertolucci, compreso Strategia del ragno.C’era un bisogno competitivo di trovare una mia identità cinematografica, era [per me] una specie di sfida
Bernardo Bertolucci
La trama racconta che, dopo trent'anni dalla morte del padre Athos Magnani, trucidato dai fascisti nel 1936, il figlio ritorna al suo paese natale, Tara, piccolo villaggio nei pressi di Parma, con l'intenzione di scoprire la verità sulla morte del padre. Athos incontra Draifa, amante del padre - interpretata da Alida Valli - da cui ottiene poche e confuse notizie e anche i compaesani non si dimostrano disponibili a parlare. Viene comunque a sapere che sono tuttora viventi tre amici del padre e colui che l'opinione pubblica ritiene assassino o mandante, Agenore Beccaccia, ricco possidente, il quale nega ogni responsabilità. A questo punto nasce l'inquietante quesito: Athos Magnani senior fu un traditore o un eroe? Il figlio sembra rinunciare a capire, e vorrebbe ripartire ma da tempo alla stazione di Tara, sui binari crescono le erbacce: non passa più alcun treno.
Girato a Sabbioneta, in provincia di Mantova, e prodotto dalla Rai per la televisione, Strategia del ragno è un'opera complessa, leggibile su più livelli, da quello politico a quello filosofico. Emergono dal racconto anche i temi psicanalitici dell'identità e del doppio: il protagonista, Athos Magnani, è sia il padre che il figlio, interpretati per altro dallo stesso attore, Giulio Brogi.
Sarà proprio attraverso questa prima fondamentale ripetizione, in cui il figlio «ripete l’esperienza del padre», che potremo scoprire la verità su Tara. Soprattutto, è da questo geniale spunto che la regia di Bertolucci realizza uno stratificato gioco di rimandi, di specchi e di rifrazioni che, come vedremo tra poco, si struttura attorno a due motivi iconografici assolutamente paradigmatici
Nicolò Vigna
Bertolucci ammette di essere stato fortemente influenzato dall'arte surrealista, in particolare dai quadri di René Magritte, come il dipinto La riproduzione vietata in cui è ritratto un uomo di schiena nell’atto di specchiarsi, ma, anziché vederne il volto riflesso, si scorge nuovamente la figura da dietro. Si tratta di una vera e propria ripetizione che Bertolucci nel film rende cinematograficamente con l'uso frequente del flashback.
Dopo 'Partner' ero molto influenzato dal surrealismo, Magritte, Cocteau, Breton, Lautrémon; e Tara ha una magicità surreale, o super-reale.
Bernardo Bertolucci
Il film divise la critica italiana: alcuni furono molto severi (Goffredo Fofi) mentre altri lo difesero (Gianluigi Rondi e Tullio Kezich). Invece fu più unanime l'apprezzamento da parte delle riviste specializzate d'oltralpe. Una curiosità: le tavole dei titoli di testa sono del pittore Antonio Ligabue.