Omaggio a Peter Bogdanovich
I suoi film in rassegna a Roma e a Firenze
Un'occasione unica per rivedere in sala i film più celebri di Peter Bogdanovich, il regista e sceneggiatore, critico cinematografico e attore, scomparso a Los Angeles il 6 gennaio scorso. L'idea nasce al Centro Sperimentale di Cinematografia che con la rassegna XX secolo. L'invenzione più bella, inaugurata il 6 dicembre 2021 al cinema Quattro Fontane di Roma, offre l'opportunità di rivedere sul grande schermo 150 capolavori della cinematografia internazionale, tutti presentati in copie 35mm o in DCP e rigorosamente in versione originale con sottotitoli in italiano.
Il programma della seconda parte della rassegna (dal 24 gennaio al 29 giugno 2022), che a partire dal 27 gennaio coinvolgerà anche il pubblico fiorentino, offre anche una selezione di 5 tra i titoli più rappresentativi del regista statunitense: L'ultimo spettacolo, Ma papà ti manda sola?, Paper Moon, Finalmente arrivò l'amore e Vecchia America.
Definito "il regista dell'istinto", Bogdanovich nasce a Kingstone (New York) il 30 luglio 1939, figlio si emigrati scappati dal nazismo. Inizia la sua carriera artistica come attore negli anni Cinquanta, in piccoli show televisivi. Influenzato dalla critica francese dei Cahiers du Cinema e grande estimatore di François Truffaut, decide di dedicarsi alla critica cinematografica e lo fa sulle colonne dell'Esquire Magazine. Negli anni Sessanta la sua fama è legata all'idea, fulminante, di programmare la proiezione di film nelle sale del Museum of Modern Art di New York City. Famelico cinefilo - nella sua vita ha visto più di 400 film all'anno - i suoi registi preferiti in patria erano John Ford e Howard Hawks, considerati i veri pionieri del cinema americano.
Il suo primo titolo da regista, finanziato lavorando come sceneggiatore e come attore, non a caso è un documentario per la tv dedicato al cinema di Hawks: The Great Professional: Howard Hawks (1967). Nel 1968 dirige il suo primo film a soggetto, Bersagli con Boris Karloff, seguito da Voyage to the Planet of Prehistoric Woman (1968), mai arrivato in Italia. Nel frattempo continua a dedicarsi al giornalismo, scrivendo di cinema su riviste e quotidiani. Le sue interviste verranno raccolte nel libro "Chi diavolo me l'ha fatto fare - Conversazioni con registi leggendari", un testo considerato dal valore inestimabile per storia del cinema.
Grande amico di Orson Welles, per lui nel 1968 torna davanti alla macchina da presa per interpretare Vienna e, nel 1972, L'altra faccia del vento. Con Agnès Varda entra nel cast di Lions Love (1969), e nel '77 è diretto da John Cassavetes nel film La sera della prima.
Il film L'ultimo spettacolo (1971), di cui firma la regia e la sceneggiatura, è considerato il suo capolavoro. Girato in bianco e nero, è la storia di un gruppo di ragazzi texani che prima dello scoppio della guerra di Corea si riuniscono in un piccolo cinema che sta per chiudere i battenti. La pellicola riceverà due nomination, alla Migliore sceneggiatura e alla Migliore regia. Per vedere o rivedere il film, l'appuntamento con la rassegna XX Secolo è lunedì 14 marzo alle 20.30 e in replica martedì 15 marzo alle 15.45.
Una scena del film "L'ultimo spettacolo" (1971). Protagonisti due giovani attori: Jeff Bridges e Cybill Shepherd
Forte del successo con cui viene salutata in America l'uscita de L'ultimo spettacolo ("un film dirompente", "una versione d'oltre-oceano di quello che già aveva fatto François Truffaut con il cinema francese"), nel 1972 Bogdanovich dirige Barbra Streisand e Ryan O'Neal in una commedia romantica, un chiaro omaggio al cinema di Haward Hawks (in particolare il film Susanna): Ma papà ti manda sola?. Per vedere o rivedere il film, l'appuntamento con la rassegna XX Secolo è il 14 marzo alle 18.15.
Nel 1973, richiama sul set l'attore Ryan O'Neal e, per la prima volta sul grande schermo, sua figlia Tatum, in Paper Moon - Luna di carta, per il quale viene nominato ai Golden Globe come miglior regista. Il film è ambientato nell'America della grande depressione, protagonisti due insoliti truffatori, un adulto e una bambina di 9 anni che, per barcare il lunario, vendono Bibbie a malcapitate vedove. Per vedere o rivedere il film, l'appuntamento con la rassegna XX Secolo è il 14 marzo alle 16.00 e il 15 marzo alle 20.30.
Seguono le pellicole Daisy Miller (1974), adattamento dell'omonima opera letteraria di Henry James, in cui torna a dirigere Cybill Shepherd, con cui nel frattempo ha stretto una relazione sentimentale, e Finalmente arrivò l'amore (1975) che però si rivela un flop: non piace al pubblico e nemmeno alla critica, forse perché Bogdanovich, volutamente, cancella del tutto i dialoghi e fa cantare i suoi protagonisti - attori e non cantanti - sulle note di Cole Porter. O forse a causa dell'impopolarità che aveva travolto la sua fidanzata onnipresente. Per vedere o rivedere il film, l'appuntamento con la rassegna XX Secolo è il 20 marzo alle 10.45.
Burt Reynolds e Cybill Shepherd in "Finalmente arrivò l'amore"
Con Vecchia America nel 1976, Bogdanovich tenta di far dimenticare l'insuccesso del film precedente. Scrittura ancora Ryan O'Neal e Burt Reynolds (protagonista di Finalmente arrivò l'amore) ma la Columbia Pictures gli vieta di lavorare di nuovo con Cybill Shepherd. Il ruolo della protagonista infatti va a Jane Hitchcock. Il film è un tuffo nel passato glorioso del cinema muto degli anni Dieci del Novecento, tra comicità e nostalgia. Per vedere o rivedere il film, l'appuntamento con la rassegna XX Secolo è il 15 marzo alle 18.10.
Nel 1979 Bogdanovich dirige Saint Jack, prodotto da Hugh Hefner, il magnate di Playboy che, nel successivo E tutti risero (1981), gli impone nel cast la presenza di Dorothy Stratten, una giovanissima del tutto anonima attrice che Bogdanovich fa recitare accanto a due nostri sacri, Ben Gazzara e Audrey Hepburn, alla sua ultima interpretazione. L'epilogo è tragico: il regista si invaghisce della Stratten e i due iniziano una relazione. Lei però è sposata con Paul Snider che, quando scopre il tradimento, spara alla donna e si suicida. E tutti risero diventa così un film maledetto e nessuno vuole distribuirlo. Sarà poi lo stesso Bogdanovich a portarlo nelle sale e a raccontare la devastante esperienza nel libro "The Killing of the Unicorn - Dorothy Strattern (1960 - 1980)". L'ultimo atto della vicenda si consuma nel 1988 quando Peter sposa la sorella della Stratten, Louise.
La straordinaria avventura registica di Peter Bogdanovich si conclude con Dietro la maschera (1984), Texasville (1990) e The Cat's Meow (2001). Torna anche a recitare: nella serie I Soprano, nel ruolo del dottor Kupferberge, e in Infamous - Una pessima reputazione (2006), diretto da Douglas McGrath. Bogdanovich muore il 6 gennaio 2022 a Los Angeles all'età di 82 anni.
Il programma della seconda parte della rassegna (dal 24 gennaio al 29 giugno 2022), che a partire dal 27 gennaio coinvolgerà anche il pubblico fiorentino, offre anche una selezione di 5 tra i titoli più rappresentativi del regista statunitense: L'ultimo spettacolo, Ma papà ti manda sola?, Paper Moon, Finalmente arrivò l'amore e Vecchia America.
Una scena del film "Paper moon" (1973) diretto e prodotto da Peter Bogdanovich con Ryan O'Neal e la figlia Tatoom che vinse l'Oscar come migliore attrice non protagonistaÈ con dolore e con affetto che dedichiamo questa rassegna a un grande artista, un grande critico e un vero gentiluomo.
Cesare Petrillo, curatore di XX Secolo
Definito "il regista dell'istinto", Bogdanovich nasce a Kingstone (New York) il 30 luglio 1939, figlio si emigrati scappati dal nazismo. Inizia la sua carriera artistica come attore negli anni Cinquanta, in piccoli show televisivi. Influenzato dalla critica francese dei Cahiers du Cinema e grande estimatore di François Truffaut, decide di dedicarsi alla critica cinematografica e lo fa sulle colonne dell'Esquire Magazine. Negli anni Sessanta la sua fama è legata all'idea, fulminante, di programmare la proiezione di film nelle sale del Museum of Modern Art di New York City. Famelico cinefilo - nella sua vita ha visto più di 400 film all'anno - i suoi registi preferiti in patria erano John Ford e Howard Hawks, considerati i veri pionieri del cinema americano.
Il suo primo titolo da regista, finanziato lavorando come sceneggiatore e come attore, non a caso è un documentario per la tv dedicato al cinema di Hawks: The Great Professional: Howard Hawks (1967). Nel 1968 dirige il suo primo film a soggetto, Bersagli con Boris Karloff, seguito da Voyage to the Planet of Prehistoric Woman (1968), mai arrivato in Italia. Nel frattempo continua a dedicarsi al giornalismo, scrivendo di cinema su riviste e quotidiani. Le sue interviste verranno raccolte nel libro "Chi diavolo me l'ha fatto fare - Conversazioni con registi leggendari", un testo considerato dal valore inestimabile per storia del cinema.
Grande amico di Orson Welles, per lui nel 1968 torna davanti alla macchina da presa per interpretare Vienna e, nel 1972, L'altra faccia del vento. Con Agnès Varda entra nel cast di Lions Love (1969), e nel '77 è diretto da John Cassavetes nel film La sera della prima.
Il film L'ultimo spettacolo (1971), di cui firma la regia e la sceneggiatura, è considerato il suo capolavoro. Girato in bianco e nero, è la storia di un gruppo di ragazzi texani che prima dello scoppio della guerra di Corea si riuniscono in un piccolo cinema che sta per chiudere i battenti. La pellicola riceverà due nomination, alla Migliore sceneggiatura e alla Migliore regia. Per vedere o rivedere il film, l'appuntamento con la rassegna XX Secolo è lunedì 14 marzo alle 20.30 e in replica martedì 15 marzo alle 15.45.
Una scena del film "L'ultimo spettacolo" (1971). Protagonisti due giovani attori: Jeff Bridges e Cybill Shepherd
Forte del successo con cui viene salutata in America l'uscita de L'ultimo spettacolo ("un film dirompente", "una versione d'oltre-oceano di quello che già aveva fatto François Truffaut con il cinema francese"), nel 1972 Bogdanovich dirige Barbra Streisand e Ryan O'Neal in una commedia romantica, un chiaro omaggio al cinema di Haward Hawks (in particolare il film Susanna): Ma papà ti manda sola?. Per vedere o rivedere il film, l'appuntamento con la rassegna XX Secolo è il 14 marzo alle 18.15.
Nel 1973, richiama sul set l'attore Ryan O'Neal e, per la prima volta sul grande schermo, sua figlia Tatum, in Paper Moon - Luna di carta, per il quale viene nominato ai Golden Globe come miglior regista. Il film è ambientato nell'America della grande depressione, protagonisti due insoliti truffatori, un adulto e una bambina di 9 anni che, per barcare il lunario, vendono Bibbie a malcapitate vedove. Per vedere o rivedere il film, l'appuntamento con la rassegna XX Secolo è il 14 marzo alle 16.00 e il 15 marzo alle 20.30.
Seguono le pellicole Daisy Miller (1974), adattamento dell'omonima opera letteraria di Henry James, in cui torna a dirigere Cybill Shepherd, con cui nel frattempo ha stretto una relazione sentimentale, e Finalmente arrivò l'amore (1975) che però si rivela un flop: non piace al pubblico e nemmeno alla critica, forse perché Bogdanovich, volutamente, cancella del tutto i dialoghi e fa cantare i suoi protagonisti - attori e non cantanti - sulle note di Cole Porter. O forse a causa dell'impopolarità che aveva travolto la sua fidanzata onnipresente. Per vedere o rivedere il film, l'appuntamento con la rassegna XX Secolo è il 20 marzo alle 10.45.
Burt Reynolds e Cybill Shepherd in "Finalmente arrivò l'amore"
Con Vecchia America nel 1976, Bogdanovich tenta di far dimenticare l'insuccesso del film precedente. Scrittura ancora Ryan O'Neal e Burt Reynolds (protagonista di Finalmente arrivò l'amore) ma la Columbia Pictures gli vieta di lavorare di nuovo con Cybill Shepherd. Il ruolo della protagonista infatti va a Jane Hitchcock. Il film è un tuffo nel passato glorioso del cinema muto degli anni Dieci del Novecento, tra comicità e nostalgia. Per vedere o rivedere il film, l'appuntamento con la rassegna XX Secolo è il 15 marzo alle 18.10.
Nel 1979 Bogdanovich dirige Saint Jack, prodotto da Hugh Hefner, il magnate di Playboy che, nel successivo E tutti risero (1981), gli impone nel cast la presenza di Dorothy Stratten, una giovanissima del tutto anonima attrice che Bogdanovich fa recitare accanto a due nostri sacri, Ben Gazzara e Audrey Hepburn, alla sua ultima interpretazione. L'epilogo è tragico: il regista si invaghisce della Stratten e i due iniziano una relazione. Lei però è sposata con Paul Snider che, quando scopre il tradimento, spara alla donna e si suicida. E tutti risero diventa così un film maledetto e nessuno vuole distribuirlo. Sarà poi lo stesso Bogdanovich a portarlo nelle sale e a raccontare la devastante esperienza nel libro "The Killing of the Unicorn - Dorothy Strattern (1960 - 1980)". L'ultimo atto della vicenda si consuma nel 1988 quando Peter sposa la sorella della Stratten, Louise.
La straordinaria avventura registica di Peter Bogdanovich si conclude con Dietro la maschera (1984), Texasville (1990) e The Cat's Meow (2001). Torna anche a recitare: nella serie I Soprano, nel ruolo del dottor Kupferberge, e in Infamous - Una pessima reputazione (2006), diretto da Douglas McGrath. Bogdanovich muore il 6 gennaio 2022 a Los Angeles all'età di 82 anni.