Lo Stunt coordinator
Con Claudio Pacifico
La storia degli stunt-men è strettamente legata a quella del cinema. Il primo fu Frank Hanaway, che ottenne una parte nel film La grande rapina al treno (1903), per la sua capacità di cadere da cavallo senza ferirsi. Questo viene considerato il primo ruolo professionale. Il grande Buster Keaton, negli spettacoli di vaudeville, era già apprezzato per le sue capacità di stuntman, capacità che mantenne anche nei suoi film, senza usare controfigure. Col tempo, l’uso di figure professionali per le sequenze pericolose si è diffuso sempre più: serviva infatti ad avere un effetto realistico e a risparmiare eventuali infortuni ad attori ed attrici.
Nel cinema d’oggi, in cui le scene d’azione certo non mancano, ci sono star che danno vita direttamente alle loro acrobazie (come Jackie Chan o Tom Cruise in Mission Impossibile) e altre che invece preferiscono essere sostituite. Un settore che vede anche molte stunt-women. Zoë Bell e’ stata la più grande stuntwoman contemporanea ed è diventata famosa più che altro per il lavoro con Tarantino come doppio di Uma Thurman in Kill Bill.
Dar Robinson è il punto di riferimento di Claudio Pacifico:
Oggi è ancora possibile diventare uno stuntman?Quando ho cominciato chiaramente il mio riferimento era mio padre, lo vedevo come un eroe.
poi è diventato Dar Robinson (il doppio di Steve McQueen, di Clint Eastwood ndr), uno dei primi stunt che è stato un innovatore delle tecniche. Oggi se usiamo i cavi d'acciaio e high ramp o gli airbag, lo dobbiamo dire grazie a lui.
La computer grafica di nuova generazione andrà sempre più a sostituire gli stunt che recitano dal vivo con degli avatar virtuali talmente “perfetti” da sembrare reali? Claudio Pacifico sostiene che ci sarà sempre bisogno di riprese dal vivo per una resa più realistica possibile. Un mercato ampio con vari step e ruoli di junior stunt, stunt assistant, stuntman professonista, assistant stunt coordinator, safety supervisor o a livello più avanzato, come stunt coordinator.
Per diventare uno stunt-man serve educazione, disciplina, etica, rispetto, sudore e duro lavoro. È richiesta “una grande padronanza extrasensoriale: non basta saper fare una caduta o una capriola sull’auto in corsa, ma occorre farla magari con vento, fuoco, con un costume ingombrante… Insomma, bisogna affrontare avversità e imprevisti con preparazione adeguata. Valutare il fattore rischio e le circostanze. Non c’è spazio per i matti. La vocazione va comunque ammaestrata. Tutto quel che ho fatto fin qui è stato un gioco, dove la fatica e il sacrificio erano il sale”.
Devi avere un fisico portato allo sport acrobatico e una mente in grado di comprendere lo spazio attorno al tuo corpo, prima ancora di iniziare ad allenarti. Si deve avere esperienza nella lotta o nelle arti marziali (boxe, judo, kung fu, ecc.), nell’uso sapiente di spade, fioretti, sciabole in combattimento (ciò include la scherma o scene di lotta coreografate), nel combattimento a terra, nell’uso delle armi (scherma, poligono, ecc.), nella guida di precisione (auto e moto), nella cavalcata (incluso acrobazie come cadute, salto su un cavallo e duelli a cavallo), in sport acrobatici, parkour e cadute dall’alto (la capacità di cadere da palazzi di 3 o più piani, atterrando su un mucchio di scatole o un materasso ad aria, senza farsi male), nel wire work, air ram, nell’arrampicata, nella capacità di apnea, nei tuffi dal trampolino e nuoto avanzato, nel parkour, e molto altro ancora…
In Italia ci sono circa 500 tra professionisti stunt-man, stunt-woman, stunt-coordinator e controfigure. Un lavoro fatto di adrenalina, coraggio, improvvisazione, ma anche e soprattutto tanto studio, tecnica e fantasia. Probabilmente una professione meno organizzata che altre parti del mondo, come Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti. In America, la formazione è sicuramente strutturata da più tempo, ma ora anche in Italia esistono scuole specifiche per questa professione.
Alla tecnica, oggigiorno, si aggiunge anche la tecnologia che viene in aiuto per creare delle scene da brividi, come ad esempio con il decelerator (un cavo che rallenta le cadute quando ci si butta da grandi altezze) o l’air ram, una pedana che lancia verso l’alto (simulando un’esplosione). Ovviamente, tutte le acrobazie vengono compiute nella maggior sicurezza possibile. Infine, gli stunt che sostituiscono gli attori nelle scene pericolose, devono saperne imitare gesti e movenze, in modo che il pubblico non si accorga dello scambio: sono quindi necessari osservazione e studio.
Claudio Pacifico ha fondato una sua scuola, The Stunt Academy, convinto che sia necessaria
Claudio Pacifico (Roma, 1963), figlio d’arte (il padre Benito Pacifico è stato attore e stuntman di spaghetti western e polizieschi per Corbucci, Lizzani, Lupo, Steno), è conosciuto per il suo notevole lavoro nel cinema in film come John Wick – Capitolo 2 (2017), Gangs of New York (2002), Nessuna verita’ (Body of lies 2008), The Pirates of the Caribbean 4, Mission Impossible 3, The Godfather 3, Prince of Persia, 007 Tomorrow Never Dies. Fino ad oggi ha lavorato come attore, stunt e stunt coordinator in oltre 200 film italiani ed internazionali soprattutto statunitensi. Nel 2001 è stato candidato al World Stunt Award. È esperto in numerose discipline quali il Kung-fu, lo skydiving e il trampolino. Ha lavorato con attori del calibro di Leonardo Di Caprio, Keanu Reeves, Daniel Day-Lewis, Jean-Claude Van Damme, Jude Law, Andie Mac Dowell e Faye Dunaway e registi come Scorsese, Coppola.per essere educati e preparati per le discipline e il modus operandi, insegnando, da vero maestro d’armi, un mestiere affascinante e antico. Un mestiere ancora molto in voga nonostante l’uso e abuso, sempre più invadente, delle tecnologie. Nel campo dello stunt è difficile imparare 15 discipline tecniche ad alto livello in una vita sola, quindi l’accademia dà la possibilità di averle in “formato stunt” perché sul set è questo l’obiettivo. A me non interessa che una persona diventi campione di boxe, mi interessa che, per la scena, sia in grado di agire.
Ho sempre fatto cose di azione, tutto nasce da una scintilla. Anche se la maggior parte dei ragazzi oggi arriva da me pensando di saper fare, c’è una bella differenza tra passione e dedizione, perché le tecniche da imparare sono infinite: non c’è spazio per il pressappochismo.