Fernand Braudel: il concetto di economia-mondo. Il senso della Storia
I piani verticali del capitalismo
Nel 1983, lo storico francese Fernand Braudel (1902 - 1985) spiegava il significato del termine economia-mondo.
L'economia-mondo è l'economia di una parte del pianeta. Nel XVI secolo, il Mediterraneo era un'economia-mondo. C’è differenza tra l’economia-mondo, che è un frammento, e l’economia mondiale, che è la totalità.
Ogni volta che si ha un décentrage si opera una polarizzazione attorno ad un nuovo centro, come se ogni economia-mondo non potesse vivere senza un centro di gravità, senza un polo. Questi processi di décentrage e récentrage sono comunque rari e, per questo, tanto più importanti
Fernand Braudel
Nel 1983, l'economia-mondo capitalistica, che aveva il suo centro a New York, stava diventando, per Braudel, l'economia mondiale. Questo poneva, ai suoi occhi, una serie di problemi, primo fra tutti l'ingresso, in questa economia mondiale, dei paesi del blocco sovietico e della Cina, che vi avrebbero potuto accedere solamente da una posizione d'inferiorità, dal punto di vista della tecnica, degli scambi, della stessa alimentazione: l'interrogativo, allora, era se il capitalismo sarebbe riuscito a conquistare tutto il pianeta.
Il capitalismo vive di questa regolare suddivisione in piani verticali: le zone periferiche nutrono quelle intermedie e, soprattutto, le aree intorno al centro. Ma cos'è il centro se non la punta estrema della piramide, la superstruttura capitalistica dell'intera costruzione? E siccome esiste una reciprocità di prospettive, se il centro dipende dai rifornimenti della periferia, quest'ultima, a sua volta, dipende dai bisogni del centro che le impone la sua legge
Fernand Braudel
Un altro problema era quello di sapere se il centro dell'economia-mondo non si stesse già spostando dall'Atlantico al Pacifico.
Se, rispetto a questa tendenza, la centralità dell'Europa e del Mediterraneo è difficilmente recuperabile, ciò non vuol dire tuttavia la fine della sua civiltà
Fernand Braudel
Da Rai Teche: Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche, 1983