Mario Carparelli. Il pensiero di Giulio Cesare Vanini

Dal mito all'oblio

Mario Carparelli, Vicepresidente del Centro Internazionali di Studi Vaniniani (CISV), intervistato a Napoli, presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, in occasione delle celebrazioni del 399esimo anniversario del rogo di Tolosa in cui trovò la morte Giulio Cesare Vanini (Taurisano, Lecce, 1585 - Tolosa 1619) accusato di empietà dall'Inquisizione, ricorda il processo, la condanna e gli ultimi momenti della vita del filosofo. Fu condannato per ateismo, bestemmia, empietà ed altri eccessi, dopo un processo farsa durato sei mesi e condizionato da una falsa testimonianza. Prima di bruciarlo, il 9 febbraio del 1619 a Tolosa nella piazza che oggi porta il suo nome, gli strapparono la lingua, l'organo con cui aveva offeso Dio.

Da quel momento iniziò il mito di Vanini, che fu definito l'aquila degli atei, studiato dai più importanti filosofi europei, da Cartesio, a Hegel, a Schopenhauer, considerato un punto di riferimento per la cultura libertina prima e per quella illuministica poi. Ma nel Novecento Vanini è stato dimenticato per un’accusa di plagio, in seguito rivelatasi infondata.