Parmenide. L`essere e il non essere
Emanuele Severino e Vittorio Hösle
Quali sono i segni che permettono di riconoscere l`essere? Che cosa consegue dall`assoluta opposizione dell`essere e del non essere? E, infine, come considerare l`asserzione di Parmenide (Elea, 510 a.C. ca. - 450 a.C.) secondo cui l`essere è e il non essere non è? Come una mera tautologia?
A queste domande rispondono il filosofo Emanuele Severino (Brescia, 1929 - 2020), professore di filosofia teoretica all`Università di Venezia, e Vittorio Hösle (Milano, 1960), professore di filosofia all`Università di Essen.
Severino stabilisce un nesso tra la dottrina parmenidea dell’essere e il bisogno dell’uomo greco di trovare un rimedio contro il dolore generato dall’evidenza del divenire.
La metafisica occidentale, di cui Parmenide per molti versi può essere considerato il fondatore, è quindi un rimedio contro l’angoscia della morte.
Hösle afferma che la genialità di Parmenide è stata quella di dedurre rigorosamente da un principio tautologico – L’essere è e non può non essere – le determinazioni dell’essere: immutabilità, eternità, incorruttibilità, ingenerabilità, unicità e necessità.