Paul Ricoeur. Problemi attuali dell`etica
La necessità del confronto tra le culture
Paul Ricoeur (Valence, 1913 – Châtenay-Malabry, 2005), la norma etica che individua il limite di ciò che non si deve fare, all`interno di tutto ciò che è possibile fare da un punto di vista tecnico, è riconducibile al principio kantiano di non usare l`altro come mezzo, ma sempre come fine.
L`altro principio cui si dovrebbe ispirare la riflessione morale è il giusto mezzo. Due sono per Ricoeur le posizioni estreme da evitare: riproporre il programma educativo dell`Illuminismo, smentito dalla barbarie del XX secolo (campi di concentramento, tortura, ecc.) e credere che i diritti fondamentali, come la libertà di espressione, la libertà di riunione, la libertà di stampa, siano acquisizioni universali.
In realtà si tratta di valori che non sono riconosciuti dalle altre culture: essi sono pertanto "universali localistici". Manca ancora l`incontro con il buddismo e l`islamismo, manca uno "spazio internazionale" di discussione.
Interrogato sullo "stato di salute" della ragione nel mondo, Ricoeur individua tre "malattie": il totalitarismo e l`incapacità di affrontare la ricostruzione morale; la crisi della ragione strumentale, che ha progredito più rapidamente della saggezza pratica; la qualità della comunicazione oggi, inferiore allo sviluppo dei suoi mezzi. Il confronto con le altre culture, per quanto tecnologicamente possibile, non è ancora avvenuto. È dunque necessario portare nella discussione uno spirito di amicizia, "una generosità non disgiunta dall`esigenza del rigore".
Paul Ricoeur, filosofo francese (Valence 1913 - Châtenay-Malabry 2005). è stato tra i maggiori testimoni e protagonisti della coscienza filosofica del Novecento. L'alto valore della sua opera originale e multiforme, frutto di un percorso filosofico che dalla fenomenologia e l'esistenzialismo, si volse verso l'ermeneutica e la psicanalisi è testimoniato dai numerosi premi e riconoscimenti internazionali conferitigli nel corso della sua carriera.
Laureatosi a Rennes (1933), divenne professore (dal 1948) di storia della filosofia nell'università di Strasburgo, poi (dal 1956) di filosofia generale alla Sorbona di Parigi e successivamente presso l'università di Nanterre e Chicago. Dall'originario interesse per la fenomenologia e l'esistenzialismo, a cui dedicò i primi studi, i suoi interessi si orientarono poi verso una prospettiva ermeneutica connessa alla riflessione sul concetto di simbolo, impegnandosi in indagini sul linguaggio del mito, della religione e della poesia, in cui ritiene si rivelino le categorie (il sacro, la colpa, la fallibilità) che definiscono la situazione dell'uomo nel mondo e il suo modo di comprendersi ed essere. In questa prospettiva ermeneutica si colloca anche l'interesse di Ricoeur per la psicanalisi, che egli vede come uno dei maggiori tentativi di problematizzare la nozione cartesiana di soggetto a favore di un'immagine dell'uomo che si rivela e si comprende soltanto attraverso i simboli. Da ricordare inoltre le sue riflessioni sulla metafora e sulla narrazione, che, pur nella loro dimensione intrinsecamente creativa, rappresentano per Ricoeur autentiche forme di comprensione e conoscenza. Opere principali: Karl Jaspers et la philosophie de l'existence (1947, in collaborazione con M. Dufrenne), Philosophie de la volonté (I: Le volontaire et l'involontaire, 1950; II: Finitude et culpabilité, 1960; trad. it. 1970), De l'interprétation: essai sur Freud (1965; trad. it. 1967), Le conflit des interprétations (1969; trad. it. 1977), La métaphore vive (1975; trad. it. 1981), Temps et récit (3 voll., 1983-85; trad. it. 1986-88), Soi-même comme un autre (1990; trad. it. 1992).