Pier Aldo Rovatti. Il pensiero debole
Etica e politica
Il filosofo Pier Aldo Rovatti cita il libro antologico dal titolo Il pensiero debole, curato da Gianni Vattimo e dallo stesso Rovatti, per raccontare le origini e le caratteristiche dell'omonima corrente filosofica. Dopo trent'anni il dibattito portato avanti nel libro è ancora vivo e foriero di diverse polemiche.
Il centro del pensiero debole sta nel mettere in discussione un concetto di verità univoco. Nei secoli in nome della "Verità" si sono compiute innumerevoli crociate, religiose e non, che hanno avuto diversi effetti negativi e che hanno a che fare con il potere.
L'uomo, così come lo intende il pensiero debole, non si riduce alla conoscenza, al sapere, alla gnoseologia, ma ha a che fare con la pratica. Il pensiero debole, quindi, non si rifà a quell'uomo che si isola a pensare, che si riduce al solo pensare e che trova i suoi luoghi deputati al pensare. Al contrario il pensiero debole deve avere la capacità di essere di tutti. Il filosofo deve aiutare i singoli soggetti a pensare, ma la filosofia non gli appartiene in maniera esclusiva.
L'uomo che ha a che fare con il pensiero debole si orienta sul piano dell'etica e della politica, proprio in quanto singolo soggetto e portatore della sua propria responsabilità. Il pensiero debole ha indagato nella storia della filosofia per trovare nei singoli pensatori tale tendenza.
Cosa significa "etico" per il pensiero debole? Non si riduce a un elenco di norme e regole, ma ha piuttosto a che fare con uno stile di vita. L'individuo non è il padrone del mondo, non è al centro del cosmo, è bensì la produzione di una società liberale. In questo senso anche l'individuo è "indebolito".