Stefano Rodotà. Foucault e le nuove forme del potere
Zettel presenta
Michel Foucault nasce a Poitiers nel 1926. Studia Filosofia e Psicologia presso l’École Normale Supérieure, e nel 1952 è psicologo presso l’Hôpital Sainte-Anne di Parigi.
Il suo interesse per la psicologia, la frequentazione con i testi dei “maestri del sospetto” (Nietzsche, Marx e Freud), lo studio della fenomenologia e del- la storia delle scienze costituiscono la cornice entro cui sviluppa il proprio pensiero.
Nel 1961 esce uno dei suoi testi più famosi, Storia della follia nell’età classica, in cui svolge un’originale analisi del concetto di follia, delle sue manifestazioni e delle pratiche sociali ad esso connesse all’interno della storia. Il procedimento che egli adopera per svolgere le proprie ricerche è chiarito in Le parole e le cose, testo del 1965 che ha come sottotitolo Un’archeologia delle scienze umane.
“Archeologica” è infatti la procedura con la quale Foucault tenta di ricostruire le condizioni di possibilità, la struttura entro cui il sapere e le sue manifestazioni si presentano nella storia. L’interesse per la dimensione autoritaria e costrittiva di tutte le forme organizzate di potere conduce Foucault alla pubblicazione di Sorvegliare e punire, opera del 1975 che si concentra in maniera specifica sul ruolo sociale e sul significato filosofico del carcere.
Il pensiero di Foucault può dunque considerarsi un’attenta lettura dell’attualità, con particolare interesse per le implicazioni fra potere e sapere. Sapere che con la sua evoluzione storica sembra infatti condurre a nuove forme di asservimento dell’individuo, piuttosto che indirizzarlo verso una graduale emancipazione.
Le opere di Foucault costituiscono dunque una critica aperta ed una messa in guardia ancora valida rispetto a questa cancellazione, non sempre manifesta, delle libertà dell’uomo.