Umberto Curi. La filosofia dell'infinito
La conoscenza di sé e il senso del limite
Umberto Curi inizia la sua lezione, partendo dall’immagine del Tempio di Apollo a Delfi, il più importante santuario dell’antichità, che ospitava la sacerdotessa di Apollo, la Pizia, famosa per i suoi responsi oracolari e dove era scolpita l’incisione “Conosci te stesso”. Un’espressione che si trova anche nell’Apologia di Socrate, opera nella quale Platone racconta che l’oracolo aveva individuato in Socrate il più sapiente degli uomini, in quanto unico uomo consapevole dei limiti del suo sapere.
Anche il filosofo Eraclito, prima di Socrate, aveva fatto riferimento all’incisione delfica nel frammento 101 nel quale dichiara: “Ho indagato me stesso”. Ma ci sono altri due frammenti di Eraclito nei quali il riferimento all’iscrizione delfica è evidente, il primo dice: “Per quanto tu cammini e per quante strade tu possa percorrere non incontrerai mai i confini dell’anima così profonda è la sua vera essenza”, che è tale da non poter essere imprigionata in un ragionamento. Il secondo frammento dice: “Il sole non varcherà i confini, altrimenti le Erinni, che sono ministre della giustizia lo afferreranno e lo riporteranno nella sua orbita”. Tutto deve rispettare i limiti e nemmeno il sole potrà pretendere di andare oltre. Secondo la cultura greca antica infatti la colpa fondamentale che un uomo può commettere è andare oltre i limiti, la hybris, la dismisura. Per quanto l’oracolo comandi di conoscere se stessi non bisogna andare oltre i limiti e la virtù principale è fare le cose restando nei giusti limiti. Anche la felicità deve rispettare questo criterio e eudemonia, vuol dire proprio stare bene con se stessi, ossia essere contenti entro il proprio limite. L’imperativo delfico viene accolto nel mondo greco antico come incentivo verso l’infinito e sono numerose le figure, come Icaro o Prometeo, che hanno interpretato in qualche modo il comando dell’oracolo di Delfi come incentivo ad andare oltre il limite. Nella tragedia di Eschilo, Prometeo incatenato, Prometeo è il simbolo di una tecnica che nella sua pretesa onnipotenza va oltre il limite.
Il mito di Orfeo e Euridice rappresenta una terza via per andare oltre il limite: Orfeo, l’inventore della musica, è il simbolo dell’arte che non si arresta nemmeno di fronte al transito dalla vita alla morte: scende negli inferi per recuperare la sua Euridice morta precocemente, ma, come Icaro e Prometeo sarà punito, assoggettato al tremendo supplizio dello sbranamento da parte delle Erinni. Anche le figure di Edipo e di Narciso, con le loro tragiche vicende, rientrano nel tentativo di oltrepassare il limite, e mostrano il rapporto tra la sete di infinito e la sanzione che ne consegue.
Vi era però anche un’altra sentenza scritta sul frontone del Tempio di Delfi, “Nulla di troppo” e Curi conclude la sua lezione affermando che il lascito culturale dell’antichità greca è ciò che è scandito dalla relazione tra queste due sentenze: abbi il coraggio di conoscere te stesso, di andare in fondo a te stesso, ma mai nulla di troppo.
Umberto Curi è professore emerito di Storia della filosofia presso l’Università di Padova e docente presso l’Università “Vita e salute” San Raffaele di Milano. È stato visiting professor presso numerosi atenei europei e americani. Nei suoi studi si è occupato della storia dei mutamenti scientifici per ricostruirne l’intima dinamica epistemologica e filosofica. Più di recente si è volto a uno studio della tradizione filosofica imperniato sulla relazione tra dolore e conoscenza e sui concetti di logos, amore, guerra e visione. Tra le sue pubblicazioni: La cognizione dell’amore. Eros e filosofia (Milano 1997); Polemos. Filosofia come guerra (Torino 2000); Lo schermo del pensiero. Cinema e filosofia(Milano 2000); Il farmaco della democrazia (Milano 2003); La forza dello sguardo (Torino 2004); Un filosofo al cinema (Milano 2006); Terrorismo e guerra infinita (Assisi 2007); Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche (Torino 2008); Miti d’amore. Filosofia dell’eros (Milano 2009); Straniero (Milano 2010); Via di qua. Imparare a morire (Torino 2011); Passione (Milano 2013); L'apparire del bello. Nascita di un'idea (Torino 2013); La porta stretta. Come diventare maggiorenni(Torino 2015); I figli di Ares. Guerra infinita e terrorismo (Roma 2016); La brama dell’avere (con S. Chialà, Trento 2016); Le parole della cura. Medicina e filosofia (Milano 2017).
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