Alfonso Maurizio Iacono. La teoria della complessità
La relazione tra le parti e il ruolo dell'osservatore
Alfonso Maurizio Iacono, intervistato in occasione della V edizione del Festival del Pensare, dal titolo Male nostro quotidiano, che si è svolta, dal 18 al 26 luglio 2019, a Cecina, Casale Marittimo, Guardistallo, Montecastelli Pisano, Castagneto Carducci, Bibbona e Populonia, parla del tema della complessità.
Vanno distinti i concetti di complicato e di complesso, che sono oggi ancora confusi: complicato viene da cum-plico, piego insieme e spiego insieme, come una macchina meccanica secondo il modello di Cartesio, complesso significa invece intrecciato insieme e l’elemento ulteriore è la relazione che si crea tra le parti, che è un incremento di realtà. Questo comporta un mutamento totale del ruolo dell’osservatore, che non è più l’osservatore distaccato che può valutare tutti gli elementi meccanicamente, ma l’osservatore che entra nel contesto di osservazione. Non si tratta di soggettivismo, ma di un mutamento del concetto di oggettività.
Iacono cita poi Francisco Varela (Santiago del Cile 1946 – Parigi 2001) e Humberto Maturana e la loro teoria dell’autopoiesi, che sostiene sosteneva che i sistemi biologici sono chiusi e si autoproducono, distinguendo i sistemi biologici dai sistemi sociali, dal momento in questi ultimi c’è l’elemento storico, per cui la complessità diventa la transizione.
Alfonso Maurizio Iacono è professore di Storia della Filosofia presso l’Università di Pisa. Si è occupato dei rapporti tra filosofia e antropologia attraverso una metodologia d’indagine influenzata dallo strutturalismo francese, dall’epistemologia della complessità di Francisco Varela e dalla riflessione di Gregory Bateson. Alle prime ricerche sulle strutture cognitive del pensiero europeo di fronte al colonialismo, in primo luogo la nozione di feticismo, sono seguite le riflessioni sull’epistemologia dell’osservatore e sui concetti di autonomia e finzione in una chiave storico-politica. Attualmente lavora sui temi della storia e della sostituzione attraverso l’immagine rinascimentale e moderna della finestra.
Vanno distinti i concetti di complicato e di complesso, che sono oggi ancora confusi: complicato viene da cum-plico, piego insieme e spiego insieme, come una macchina meccanica secondo il modello di Cartesio, complesso significa invece intrecciato insieme e l’elemento ulteriore è la relazione che si crea tra le parti, che è un incremento di realtà. Questo comporta un mutamento totale del ruolo dell’osservatore, che non è più l’osservatore distaccato che può valutare tutti gli elementi meccanicamente, ma l’osservatore che entra nel contesto di osservazione. Non si tratta di soggettivismo, ma di un mutamento del concetto di oggettività.
Iacono cita poi Francisco Varela (Santiago del Cile 1946 – Parigi 2001) e Humberto Maturana e la loro teoria dell’autopoiesi, che sostiene sosteneva che i sistemi biologici sono chiusi e si autoproducono, distinguendo i sistemi biologici dai sistemi sociali, dal momento in questi ultimi c’è l’elemento storico, per cui la complessità diventa la transizione.
Alfonso Maurizio Iacono è professore di Storia della Filosofia presso l’Università di Pisa. Si è occupato dei rapporti tra filosofia e antropologia attraverso una metodologia d’indagine influenzata dallo strutturalismo francese, dall’epistemologia della complessità di Francisco Varela e dalla riflessione di Gregory Bateson. Alle prime ricerche sulle strutture cognitive del pensiero europeo di fronte al colonialismo, in primo luogo la nozione di feticismo, sono seguite le riflessioni sull’epistemologia dell’osservatore e sui concetti di autonomia e finzione in una chiave storico-politica. Attualmente lavora sui temi della storia e della sostituzione attraverso l’immagine rinascimentale e moderna della finestra.