Salvatore Settis. L'arte contemporanea
Ritornare al "saper fare" dell'artista
Salvatore Settis, intervistato in occasione della V edizione del Festival del Pensare, dal titolo Male nostro quotidiano, che si è svolta, dal 18 al 26 luglio 2019, a Cecina, Casale Marittimo, Guardistallo, Montecastelli Pisano, Castagneto Carducci, Bibbona e Populonia, parla di arte contemporanea.
Il concetto di arte, come noi oggi lo intendiamo, non esisteva prima del XIX secolo. La parola latina ars, come quella greca Τέχνη, significa abilità di fare qualcosa, l’abilità dello scultore come quella del medico e questa è stata per millenni l’idea generale di arte. Da un certo momento è nata l’idea che arte sia qualcosa che ha un significato spirituale superiore e che l’artista debba essere ispirato e che sia compito del critico distinguere ciò che è arte da ciò che non lo è. Per questo l’arte contemporanea ha preso questa strada sperimentale e ciò che rende più difficile il lavoro del critico è il fatto che il mercato è assolutamente drogato, con valutazioni spesso gonfiate e questi valori di mercato si confondono con qualsiasi altro criterio di giudizio.
Salvatore Settis archeologo e storico dell'arte, ha diretto il Getty Research Institute di Los Angeles e la Normale di Pisa. È presidente del Consiglio scientifico del Louvre. Accademico dei Lincei, ha avuto due lauree honoris causa in giurisprudenza (Padova e Roma 2). Collabora con «la Repubblica», «Il Sole 24 Ore» e «l'Espresso». Tra i suoi libri pubblicati per Einaudi ricordiamo Italia S.p.A. L'assalto al patrimonio culturale (2002), Futuro del 'classico' (2004), Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile (2010, 2012 e 2019), Azione popolare. Cittadini per il bene comune (2012), Costituzione incompiuta. Arte paesaggio ambiente (2013, con A. Leone, P. Maddalena e T. Montanari), Se Venezia muore (2014), Costituzione! (2016) e Architettura e democrazia (2017).
Il concetto di arte, come noi oggi lo intendiamo, non esisteva prima del XIX secolo. La parola latina ars, come quella greca Τέχνη, significa abilità di fare qualcosa, l’abilità dello scultore come quella del medico e questa è stata per millenni l’idea generale di arte. Da un certo momento è nata l’idea che arte sia qualcosa che ha un significato spirituale superiore e che l’artista debba essere ispirato e che sia compito del critico distinguere ciò che è arte da ciò che non lo è. Per questo l’arte contemporanea ha preso questa strada sperimentale e ciò che rende più difficile il lavoro del critico è il fatto che il mercato è assolutamente drogato, con valutazioni spesso gonfiate e questi valori di mercato si confondono con qualsiasi altro criterio di giudizio.
Tutto questo purtroppo si ripercuote anche sull’arte antica, come dimostra il caso del Salvator Mundi, attribuito a Leonardo da Vinci, che ha avuto una valutazione di mercato sconcertante, che ha cambiato le regole del gioco.
Se tornassimo alla consapevolezza che vi fu un tempo nel quale arte voleva dire saper fare, ci interrogheremmo di più sul saper fare degli artisti e pertanto la loro sperimentazione la giudicheremmo in base ai suoi presupposti e non per il solo fatto che l’artista o il sedicente tale ha trovato il mercante giusto.
Salvatore Settis archeologo e storico dell'arte, ha diretto il Getty Research Institute di Los Angeles e la Normale di Pisa. È presidente del Consiglio scientifico del Louvre. Accademico dei Lincei, ha avuto due lauree honoris causa in giurisprudenza (Padova e Roma 2). Collabora con «la Repubblica», «Il Sole 24 Ore» e «l'Espresso». Tra i suoi libri pubblicati per Einaudi ricordiamo Italia S.p.A. L'assalto al patrimonio culturale (2002), Futuro del 'classico' (2004), Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile (2010, 2012 e 2019), Azione popolare. Cittadini per il bene comune (2012), Costituzione incompiuta. Arte paesaggio ambiente (2013, con A. Leone, P. Maddalena e T. Montanari), Se Venezia muore (2014), Costituzione! (2016) e Architettura e democrazia (2017).