Ivano Dionigi. Senza barbari. Cosa sarà di noi?
Immigrazione: la lezione dell'antica Roma
Oggi arrivano questi uomini che noi consideriamo barbari, termine che dall’etimo greco significa chi non parla la nostra lingua, e nei prossimi anni arriveranno in quantità sempre maggiori. Come ci attrezziamo, si chiede Dionigi, di fronte a questa che è una vera e propria rivoluzione, un cambiamento d’epoca?
Dal passato ci vengono due lezioni. La prima è contenuta in un passo negli Atti degli Apostoli, quello della Pentecoste, nel quale si racconta quando nello stesso momento tutti, giudei e gentili, si capivano parlando ognuno la propria lingua. Ciò che fa l’identità di un individuo, di un gruppo, di una nazione è la lingua, per cui imporre una lingua unica a tutti è, secondo Dionigi, un crimine contro l’umanità. Noi dobbiamo riuscire a capirci conservando e parlando ognuno la nostra lingua, ognuno di noi ha un proprio logos che deve essere messo in dialogo, che avviene quando la nostra parola si incrocia con quella degli altri.
E poi Dionigi ricorda i la grande lezione dello stoicismo e delll’universalismo stoico di Seneca, che in un passo di un’epistola dice che bisogna dare da mangiare all’affamato e salvare il naufrago.Una grande lezione ci viene dall’antica Roma, dove Romolo aveva costruito delle grandi mura in previsione di una grande popolazione, frutto della mescolanza di stirpe e di sangue, creando un asylum, un luogo inviolabile, dove chiunque entrava, libero o schiavo, doveva essere rispettato.
L’intera storia di Roma è una storia di inclusione, politica, culturale e religiosa, che la differenzia dalle città greche, che, pur essendo state più colte e potenti, hanno fallito, perché hanno creato i barbari.
La pace che imponeva Roma non era una virtù etica, ma politica, ed costituisce per noi una grande lezione politica e se non vogliamo capirla per convinzione o per spirito umanitario, dobbiamo almeno capirla per utilità. L’Europa ha una grande storia, ma è destinata all’estinzione a causa del costante calo delle nascite, l’unica speranza di sopravvivenza per il nostro continente sta solo nei popoli che arrivano dalle altre parti del mondo. Per questo è necessario fare un patto tra la nostra grande storia e quelli che arrivano.
Ivano Dionigi è professore di Lingua e Letteratura latina presso l’Università di Bologna e direttore del Centro studi “La permanenza del classico”. Attualmente Presidente del Consorzio Almalaurea, è stato Magnifico Rettore dell’Università di Bologna dal 2009 al 2015. La sua ricerca si è orientata su molteplici versanti; recentemente ha lavorato sulla fortuna dei classici nella letteratura e nella cultura italiana moderna e contemporanea, fornendo anche traduzioni d’autore, in particolare di Lucrezio e Seneca. Tra le sue pubblicazioni: Lucrezio, De rerum natura (Milano 1990); Poeti tradotti e traduttori poeti (Bologna 2004); Lucrezio. Le parole e le cose (Bologna 2005); Il presente non basta. La lezione del latino (Milano 2016); Quando la vita ti viene a trovare. Lucrezio, Seneca e noi (Roma-Bari 2018); Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza (Milano 2019).