Cambiamenti climatici e migrazioni
Giuseppe Girgenti. Le risposte della filosofia
La filosofia, intesa anche come stile di vita, può accompagnare i cambiamenti di stile di vita che sono necessari per rispondere ai mutamenti climatici, attraverso il principio aureo della morale greca che è quello della misura, né troppo né troppo poco. La giusta misura è sempre la via del bene tra l’eccesso e il difetto e questo vale anche per le questioni fisiche come quella del clima.
Anche il fenomeno delle migrazioni si è sempre riproposto nella storia dell’umanità, quando il mondo greco-romano si è costituito nella forma dell’Impero ha sempre subito le pressioni esterne di quelli che venivano chiamati barbari. Lo storico inglese Arnold Toynbee, ha parlato di un meccanismo di azione e reazione per spiegare il fenomeno migratorio rispetto alla classe dominante: quando si crea uno stato universale come l’Impero romano, e oggi l’Europa, c’è una tendenza di questa civiltà ad allargarsi, che è il fenomeno del colonialismo, ma quando la forza propulsiva dell’impero viene meno avviene il fenomeno contrario, ossia tutta la massa colonizzata torna indietro e viene a riversarsi al centro dell’impero per divorarne la polpa ricca.Nel mondo antico prefilosofico le risposte ai disastri climatici erano sempre di tipo religioso e mitologico, si trovava una ragione divina che fosse all’origine di quel disastro: un grande disastro climatico è la punizione divina per la tracotanza degli uomini. Questo si trova nei miti religiosi, come quello del diluvio, che è presente in tutte le culture da quella sumerica a quella ebraica, ma anche nei miti platonici come quello dell’androgino. Tutti i miti antichi che parlano di cataclismi e disastri ambientali hanno come base l’idea che c’è una responsabilità umana e questo dal punto di vista laico si può tradurre nella consapevolezza che i cambiamenti sono in parte frutto di una nostra responsabilità nello sfruttamento parassitario del pianeta e quindi, prendendo coscienza di questo, possiamo arrivare alla conclusione che alcuni stili di vita possono essere modificati.
Quello che stiamo vivendo oggi in Europa con la crisi dell’occidente, come diceva Oswald Spengler, è qualcosa di analogo alla crisi dell’Impero romano. Una grande civiltà che aveva dominato il mondo è messa in crisi dai popoli che erano stati dominati. La soluzione di Toynbee è che all’interno della classe dominante debba crearsi una minoranza creativa, come nel mondo tardoantico furono i cristiani che seppero cristianizzare i barbari, capace di reagire al tramonto dell’occidente e a prospettare soluzioni per i prossimi decenni, partendo dall’idea mediterranea di unione di Europa, Nord Africa e Medio Oriente.
Giuseppe Girgenti (Palermo, 1967) si è formato presso l’Università Cattolica di Milano, ove si è laureato in filosofia nel 1989 sotto la direzione di Giovanni Reale, con una tesi dal titolo Platonismo e Cristianesimo in San Giustino Martire. I suoi studi si sono indirizzati sin da subito alla storia del platonismo pagano e cristiano, in un terreno di confine tra Antichità e Medioevo, tra filosofia e teologia. Nel 1990 ha vinto un dottorato di ricerca in filosofia, che lo ha portato a studiare in Germania, presso la Ludwig-Maximillians Universität di Monaco di Baviera, ove è stato allievo di Werner Beierwaltes (di cui ha tradotto in italiano gli studi su Agostino); poi si è trasferito in Francia, presso il Collège de France di Parigi, ove è stato allievo di Pierre Hadot (di cui ha tradotto in italiano lo studio su Porfirio e Mario Vittorino). Nel 1994 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca con una dissertazione dal titolo Porfirio tra henologia e ontologia.
Negli anni 1994-1996, con una borsa di studio post-dottorale, ha lavorato presso il Centro di Ricerche di Metafisica dell’Università Cattolica di Milano, come segretario delle collane “Temi metafisici e problemi del pensiero antico” e “Platonismo e filosofia patristica” dell’editore Vita e Pensiero, e “Testi a fronte” dell’editore Rusconi.
Negli anni 1997-2000 è stato professore a contratto di Storia della Filosofia presso l’Accademia Internazionale di Filosofia nel Principato del Liechtenstein. In questo triennio ha allargato i suoi interessi alla fenomenologia realista, traducendo in italiano opere di Jan Patocka, di Karol Wojtyla, di Adolf Reinach e di Josef Seifert. In parallelo, ha cercato di combinare l’approccio teoretico dei fenomenologi con l’approccio storico-ermeneutico di Hans-Georg Gadamer, che ha frequentato personalmente nell’ultima parte della sua vita (dal 1996 al 2002).
Ha partecipato a numerosi convegni nazionali e internazionali e ha tenuto corsi anche in Sicilia, a Monreale (Palermo) presso il Liceo Classico Basile, e a Siracusa presso l’Istituto Universitario di Studi Universitari. A Siracusa ha organizzato numerosi eventi filosofici a cui hanno preso parte fra gli altri Hans-Georg Gadamer, Gianni Vattimo, Giovanni Reale, Imre Toth, Massimo Cacciari e Hans Küng. È segretario delle collane di filosofia “Il Pensiero occidentale” e “Testi a fronte” dell’editore Bompiani di Milano, nonché membro del comitato scientifico della collana “Studi Bompiani. Filosofia” del medesimo editore. È stato chiamato a insegnare alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano fin dalla sua fondazione nel 2002.