Frank Fehrenbach. L'umanesimo di Leonardo Da Vinci

Un pensiero aristotelico e frammentario

Lo storico dell'arte Frank Fehrenbach, intervistato in occasione del Convegno Decodificare i codici di Leonardo, che si è tenuto a Firenze dal 10 al 12 ottobre 2019, al Kunsthistorisches Institut in collaborazione con il Museo Galileo e sostenuto dal Comitato Nazionale per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, organizzato da Alessandro Nova e Paolo Galluzzi, parla dello stile della scrittura di Leonardo da Vinci (Vinci, Firenze, 1452 - Amboise 1519). 
La frammentazione dei manoscritti di Leonardo secondo Frank Fehrenbach è nello stesso tempo un bene e un male, perché

se da una parte Leonardo non ha mai creato una visione sintetica nei singoli campi della sua ricerca, dall'altra ha lasciato spazio al suo stile sperimentale e al suo modo di pensare associativo e frammentario, grazie al quale è riuscito a mettere in contatto campi del sapere completamente diversi, creando associazioni imprevedibili.

Non ha senso cercare un trattato sistematico perduto di Leonardo di cui abbiamo solo dei frammenti, ma è il suo modo di pensare stesso che è frammentario. 
Fehrenbach racconta che Giorgio Vasari era scettico sul Leonardo scienziato e sottolineava che era soprattutto un artista, una persona molto singolare, ma non nel senso della concezione degli artisti che si diffonde in epoca  romantica, di genio e sregolatezza.

Più che umanista Leonardo è sempre stato un naturalista, ha sviluppato un’idea dell’uomo molto più antropologica che teologica e non ha mai mostrato interessi forti per la parte spirituale dell’umanesimo. L’umanesimo di Leonardo si basa più su Aristotele che su Platone, egli ha sempre avuto un’idea dell’umanesimo dal basso verso l’alto, a partire dal mondo animale. Leonardo giovane era molto legato al mondo neoplatonico fiorentino, ma dopo il 1500 diventa molto più aristotelico e materialista.