Marco Lanterna. Ritratto di Sossio Giametta
Un centauro della filosofia
Nel video Marco Lanterna, intervistato a Casarano (LE), in occasione della presentazione in prima nazionale, il 1° novembre 2020, del Saggio sullo Zarathustra di Sossio Giametta, pubblicato dall’editore torinese Nino Aragno, organizzata dall’associazione Salentosophia, illustra l'importanza di Sossio Giametta come filosofo e scrittore. Giametta si rifà alla più antica filosofia classica italiana (quella naturalistica di Telesio, Bruno, Pomponazzi, Campanella, Vanini) come pure alla prosecuzione di questo vitalismo rinascimentale in Goethe, Spinoza, Schopenhauer, Nietzsche: tutti autori lungamente meditati, tradotti o annotati da Giametta. Il quale – al modo dei commentatori antichi - innesta il proprio pensiero originale sul tronco di tali maestri. L'esito più personale è la filosofia dell’essenzialismo-organicismo, per cui l'essenza di tutte le cose è divina, quantunque le loro condizioni di vita siano diaboliche.
Giametta eccelle però anche come stilista:
Giametta eccelle però anche come stilista:
Marco Lanterna, Milano 1973, vive tra Milano e Nizza. È pensatore indipendente, estraneo all’accademia. Ha curato volumi di Anacleto Verrecchia (La catastrofe di Nietzsche a Torino; Il mastino del Parnaso; Il cantore filosofo) e di Sossio Giametta (Il mago del Sud; Capricci napoletani). È inoltre traduttore e postillatore di moralisti (Damien Mitton, Vauvenargues, Pierre Nicole, madame Lambert), oltreché critico letterario e pubblicista. La sua filosofia più personale è nel Peisithanatos. Trattato della buona estinzione (2021).la sua scrittura chiara, materiata di cose, discende direttamente dalla prosa partenopea di Croce, De Sanctis, Cuoco, e – attraverso loro – da quella “effettuale” di Machiavelli e Galilei. Uno stile che è in totale controtendenza rispetto al gergalismo astruso di molta filosofia contemporanea. Per paradosso questa profunda claritas, non disgiunta da bellezza, ha impedito il rilevamento critico di Giametta anziché esaltarlo. Secondo la bella definizione di Raffaele La Capria “Giametta è un centauro” proprio perché non ascrivibile a nessuna filosofia corrente.