Massimo Brutti. Ritornare allo Statuto dei lavoratori 

La tutela delle nuove forme di lavoro

Massimo Brutti, intervistato in occasione dei Dialoghi di Trani 2020, dove ha partecipato al Dialogo, Nel cinquantenario dello Statuto dei lavoratori quali idee per il mercato del lavoro? parla dello Statuto dei Lavoratori, legge 20 maggio 1970, n. 300 e della necessità di ispirarsi ai principi costituzionali che ne sono alla base per la tutela delle nuove tipologie di lavoratori che sono nate in questi ultimi anni. 

Lo Statuto dei lavoratori è stata una delle leggi più duramente contrastate della storia della Repubblica attaccata già quando era ancora solo una proposta e che non si sarebbe potuto realizzare senza giuristi come Gino Giugni (Genova, 1927 – Roma, 2009), che avevano un’autonomia rispetto alla politica con la quale pure collaboravano. In particolare Giugni è stato il portatore di una cultura giuridica realista attenta ai fatti, al conflitto sociale, ai sindacati e a come rendere concreti i diritti dei lavoratori sanciti dalla Costituzione sostenendo l’attività sindacale. Dopo la sua entrata in vigore ci sono stati numerosi tentativi di indebolirlo, come nel caso dell’articolo 18, che sottraendo il lavoratore al ricatto occupazionale, garantendone il reintegro in caso di ingiusto licenziamento, è stata una via per rendere concreti tutti gli altri diritti, come quello alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro. 
Oggi è necessario recuperare lo spirito dello Statuto, in una situazione storica molto diversa con forme produttive che sono cambiate, si pensi ai lavoratori delle piattaforme che sono scarsamente tutelati e in questa prospettiva molto bisogna ancora fare anche al livello sovranazionale e per questo è necessaria una cultura giuridica che si ispiri alla grande stagione riformatrice della fine degli anni Sessanta e dell’inizio degli anni Settanta. 
Massimo Brutti è Professore di Istituzioni di Diritto romano all’Università di Roma La Sapienza