Costantino Esposito. Il nichilismo: da tramonto dei valori a occasione per il senso

Ripensare il rapporto tra l'io e il mondo

Costantino Esposito, autore del saggio Il nichilismo del nostro tempo. Una cronaca, pubblicato nel 2021 da Carocci, intervistato nel marzo 2021, parla della possibilità di trasformare il nichilismo in una opportunità di cogliere il senso del mondo.  

Già in Kant incombe l’ombra del nichilismo, quando egli afferma che noi conosciamo solo il fenomeno, cioè quello che la nostra mente costruisce, e se noi mettessimo da parte la natura soggettiva della conoscenza, che dà a priori la forma a un oggetto, quest’oggetto non lo troveremmo più da nessuna parte, né mai potrebbe essere trovato. Che cosa c’è ‘dietro’ il fenomeno? – niente.


Per Nietzsche possiamo raggiungere la felicità, il compimento, liberandoci dal senso. Ma la storia del nichilismo non finisce qui. Dopo averci liberato dalla pretesa della ragione di sussumere sotto i suoi schemi a priori tutta l’alterità del reale, proprio allora torna a mostrarsi nella sua nudità, nella sua scabrosità questo desiderio di compimento che la ragione, nonostante la sua incapacità, non può non percepire.
La tendenza dominante nel pensiero contemporaneo, trasversale in qualche modo ai diversi stili filosofici (come l’analitico o l’ermeneutico), è un ritorno al naturalismo, sia a livello etico-politico che a livello noetico-epistemologico. La natura è necessaria proprio perché non ha un senso più grande di sé. Ma al prezzo di indebolire il desiderio che, essendo rapporto costitutivo con l’altro, rompe sempre l’immanenza assoluta e impersonale della natura.

Il problema della cultura del nostro tempo non è tanto che manchino delle risposte conclusive alle nostre domande, ma che non ci sono più le domande radicali. Il problema è che non si vede il problema. Molti si affannano a dire quello che si dovrebbe fare, dimenticando la domanda che non ha ancora avuto soluzione, non per mancanza di analisi più scaltre, o di progetti morali più persuasivi, ma perché non capiamo che la domanda ‘siamo’ noi. Il problema ‘siamo’ noi.

L’unica possibilità di ridestare questa domanda del senso come un nostro vero bisogno, è accorgersi della nostra irriducibilità. Abbiamo bisogno di essere, di affermare il motivo per cui siamo al mondo. Ed è possibile prendere sul serio questa domanda solo per lo sguardo di qualcuno. La filosofia torna ad essere l’urgenza di uno sguardo che dia alla realtà la possibilità di dirsi, di darsi nel suo senso. Perché se c’è un senso, esso è nella realtà, e noi dobbiamo dargli una chance di manifestarsi nello spazio aperto dal nostro sguardo.


Costantino Esposito è professore ordinario di Storia della Filosofia all’Università di Bari Aldo Moro. Ha lavorato sul pensiero di Heidegger, Kant e Suárez. Oltre a diverse monografie e a numerosi saggi pubblicati in Italia e all’estero, ha curato l’edizione italiana delle Lezioni di filosofia della religione di I. Kant (Bibliopolis, Napoli 1988), delle prime tre Disputazioni metafisiche di F. Suárez (nuova ed. Bompiani, Milano 2007) e della kantiana Critica della ragion pura (Bompiani, Milano 20072). Dal 2001 è direttore (insieme a P. Porro) dell’Annuario internazionale di storia della metafisica «Quaestio». Sempre con P. Porro è autore di un manuale di filosofia per i Licei (ultima edizione: I mondi della filosofia, in 3 voll., Laterza, Roma-Bari 2016). Tra i suoi ultimi lavori: Introduzione a Heidegger (il Mulino, Bologna 2017), Il nichilismo del nostro tempo. Una cronaca (Carocci, Roma 2021, già tradotto in diverse lingue) e la cura del volume collettaneo Il nichilismo contemporaneo. Eredità, trasformazioni, problemi aperti (Studium, Roma 2024).