Luigi Mascilli Migliorini. Il significato filosofico di Napoleone
Da Hegel a Cioran
Lo storico Luigi Mascilli Migliorini, direttore della Rivista italiana di studi napoleonici, intervistato in occasione del duecentesimo anniversario della morte di Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 1769 – Isola di Sant'Elena, 1821), parla delle più importanti interpretazioni che di questo personaggio storico hanno dato i filosofi nel XIX e XX secolo. Con la celebre espressione “Ho visto lo spirito del mondo passare a cavallo”, che Georg Wilhelm Friedrich Hegel (Stoccarda 1770 - Berlino 1831) pronuncia dopo la battaglia di Jena, comincia l’avventura filosofica del personaggio Napoleone. secondo Mascilli Migliorini, Hegel aveva compreso il significato filosofico di Napoleone e della rivoluzione francese.
François-René de Chateaubriand (Saint-Malo 1768 - Parigi 1848) quando parla del rapporto tra Napoleone e la rivoluzione usa l’immagine del nodo di Gordio, che Napoleone riesce a sciogliere, aiutando la rivoluzione a comprendersi e a diventare un’azione nella storia. Attraverso Napoleone la rivoluzione, un processo collettivo, si incarna in un uomo.
Friedrich Wilhelm Nietzsche (Röcken, 1844 - Weimar 1900) fa entrare nel XX secolo Napoleone, come incarnazione della capacità dell’uomo di dare alla dimensione dell’umano la sua più profonda intensità e questo non tanto nelle sue vittorie, quanto piuttosto nelle sconfitte, perché è nella caduta che l’uomo conosce meglio sé stesso.
Luigi Mascilli Migliorini, laureatosi a Firenze alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Istituto Cesare Alfieri, è stato borsista dell'Istituto italiano per gli studi storici prima e dell'Istituto universitario europeo poi. Già incaricato dell'insegnamento di Storia delle Istituzioni Politiche alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II", è docente di Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo e di Storia moderna presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale". È direttore della Rivista italiana di studi napoleonici, collaboratore culturale dei quotidiani La Nazione e Il Sole 24 Ore, co-direttore della Rivista storica italiana. Ha collaborato alla monumentale Storia d'Italia diretta da Giuseppe Galasso. È tra i fondatori e membro del comitato scientifico dell'Osservatorio Euromediterraneo e del Mar Nero del Comune di Napoli, presidente del CIREM (Centro iniziative e ricerche euromediterraneo) e membro del comitato scientifico della Fondazione Francesco Saverio Nitti. Dal 2013 è socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei. Nel 2015 è stato insignito dei titoli di Commandeur dell'Ordine delle Palme Accademiche e Cavaliere dell'Ordre des arts et des lettres.
François-René de Chateaubriand (Saint-Malo 1768 - Parigi 1848) quando parla del rapporto tra Napoleone e la rivoluzione usa l’immagine del nodo di Gordio, che Napoleone riesce a sciogliere, aiutando la rivoluzione a comprendersi e a diventare un’azione nella storia. Attraverso Napoleone la rivoluzione, un processo collettivo, si incarna in un uomo.
Friedrich Wilhelm Nietzsche (Röcken, 1844 - Weimar 1900) fa entrare nel XX secolo Napoleone, come incarnazione della capacità dell’uomo di dare alla dimensione dell’umano la sua più profonda intensità e questo non tanto nelle sue vittorie, quanto piuttosto nelle sconfitte, perché è nella caduta che l’uomo conosce meglio sé stesso.
Sant’Elena rappresenta l’esclusione dalla storia, il momento in cui Napoleone grazie alla caduta riesce a comprendere l’ascesa e l’insieme dell’ascesa e della caduta lo rendono pienamente umano.
Emile Cioran (Raşinari, Sibiu, 1911 - Parigi 1995) ci ha lasciato alcuni frammenti nei quali indaga il motivo dell’irrequietudine di Napoleone e parla della "insularità" della sua anima, essendo egli nato in un’isola e avendone attraversate altre due nell’esilio fino alla morte, quasi che le isole fossero nel suo destino.Napoleone è il personaggio chiave di una filosofia dell’esistenza, nella quale è scontato che l’uomo a un certo punto viva nell’impossibilità di uscire fuori dalla condanna all’esistere, in uno scacco esistenziale che può essere accettato se diventa la ragione della propria esistenza, come nei miti di Sisifo e di Prometeo.
Il male del secolo di cui Napoleone è espressione è l’impossibilità della dimora.
Luigi Mascilli Migliorini, laureatosi a Firenze alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Istituto Cesare Alfieri, è stato borsista dell'Istituto italiano per gli studi storici prima e dell'Istituto universitario europeo poi. Già incaricato dell'insegnamento di Storia delle Istituzioni Politiche alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II", è docente di Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo e di Storia moderna presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale". È direttore della Rivista italiana di studi napoleonici, collaboratore culturale dei quotidiani La Nazione e Il Sole 24 Ore, co-direttore della Rivista storica italiana. Ha collaborato alla monumentale Storia d'Italia diretta da Giuseppe Galasso. È tra i fondatori e membro del comitato scientifico dell'Osservatorio Euromediterraneo e del Mar Nero del Comune di Napoli, presidente del CIREM (Centro iniziative e ricerche euromediterraneo) e membro del comitato scientifico della Fondazione Francesco Saverio Nitti. Dal 2013 è socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei. Nel 2015 è stato insignito dei titoli di Commandeur dell'Ordine delle Palme Accademiche e Cavaliere dell'Ordre des arts et des lettres.