Emanuele Severino critico della metafisica neopositivistica
Fabio Minazzi
Nella sua disamina dell’empirismo logico Emanuele Severino prende “il toro per le corna” perché affronta l’aspetto “più urticante” del programma di ricerca del neopositivismo, ovvero il suo celebre “principio di verificazione”, usato spesso come un argano per attaccare e possibilmente distruggere l’odiata metafisica. Ebbene, nella sua analisi del programma di ricerca filosofico del neopositivismo Severino mostra come lo stesso “principio di verificazione” fosse in realtà radicato in una precisa opzione metafisica presente anche nella riflessione di Wittgenstein e in quella di Russell che hanno costituito un punto di riferimento privilegiato del programma di ricerca viennese
Nella sua originale disamina critica della “macchina da guerra” approntata dal Wiener Kreis sulla base di una lettura alquanto unilaterale del Tractatus logico-philosophicus wittgensteiniano, Severino contesta la tradizionale distinzione empirista tra enunciati tautologici ed enunciati sintetici, sostenendo come si possa formulare una diversa configurazione degli asserti analitici correlandoli direttamente agli enti dotati di significato. In tal modo Severino riapre un percorso per il recupero della metafisica classica parmenidea, voltando tuttavia le spalle alla “rivoluzione copernicana” di Kant che legge e intepretata, à la Bontadini, depotenziandola di ogni validità epistemologica.
Fabio Minazzi (Varese 1955), ordinario di Filosofia teoretica presso la Facoltà di Scienze dell’Università degli Studi dell’Insubria, è direttore del Centro Internazionale Insubrico, nonché direttore della rivista di filosofia e cultura Il Protagora, socio effettivo dell’Académie Internationale de Philosophie des Sciences di Bruxelles. Formatosi con Ludovico Geymonat, Mario Dal Pra ed Evandro Agazzi, ha pubblicato, tra monografie e curatele, un’ottantina di volumi (alcuni tradotti in francese, inglese e spagnolo) e diverse centinaia di saggi e studi apparsi in varie sedi e in varie lingue. Ha insegnato nelle Università di Milano, di Mendrisio (Svizzera), di Lecce, di Cordoba (Argentina) e ha tenuto conferenze, lezioni e seminari in vari atenei in Europa, America, Medio oriente ed Asia. Si è occupato, in particolare, della storia del razionalismo critico europeo (con studi su Galileo, Kant, Popper, Geymonat, Preti e Petitot), della filosofia della shoah e dei problemi della scuola italiana e dell’insegnamento della filosofia quale diritto di cittadinanza.