Franco Farinelli. Mappe
Il ruolo della cartografia e della geografia contemporanee
Farinelli spiega innanzitutto la differenza tra la tavola, cioè la mappa e la sfera, cioè il globo. Nonostante sappiamo da tempo che la terra è una sfera, tutta la modernità ha preferito rappresentarla su una tavola. Come i matematici sanno bene la tavola e la sfera e la mappa e il globo sono l’un l’altro irriducibili, ossia non si può mai trasformare completamente l’uno nell’altra, c’è sempre qualcosa che nella traduzione di perde. La tecnica con la quale una sfera si trasforma in una mappa e una mappa in una parte della sfera si chiama proiezione, un termine molto problematico che non riguarda semplicemente la geografia e la cartografia, ma anche non a caso la psicoanalisi. Con la proiezione si trasferisce la forma della terra dalla sfera alla tavola perdendo inevitabilmente qualcosa nel passaggio. Non è possibile raffigurare fedelmente la sfera terrestre attraverso la riduzione ad una serie di mappe come fin qui abbiamo fatto. Le mappe moderne hanno un accessorio fondamentale, che si chiama scala, un dispositivo grafico che controlla e certifica la relazione che esiste tra le distanze lineari sulla carta e le distanze lineari nella realtà.I recenti sviluppi degli strumenti tecnologici hanno modificato le capacità descrittive delle mappe tradizionali. Quale è il ruolo oggi della cartografia e della geografia?
Per il globo non esiste la scala e se si vuole rappresentare la terra su un globo si può solo decidere il diametro della sfera e una volta deciso tale diametro se insisto nel voler rappresentare il mondo intero le dimensioni dipendono dalla mia scelta preventiva, All’interno di questa scelta noi abbiamo una sorta di autorganizzazione delle parti di cui la terra si compone in ordine alla loro rappresentazione, segno della irriducibilità della sfera alla tavola.
Il territorio degli stati moderni non può essere frammentato ma si devono rispettare tre caratteristiche, la continuità territoriale, ossia il fatto che il territorio non può prevedere soluzioni, l’omogeneità, che riguarda la capacità di manipolazione simbolica, cioè la cultura degli abitanti dello stato stesso che si esprime attraverso gli indici, del linguaggio e della religione e l’isotropismo, che riguarda la relazione che esiste nell’orientamento delle varie parti di cui uno Stato si compone, che devono essere orientate tutte nella stessa direzione (per questo esiste una sola capitale che tendenzialmente si trova al centro. Sono tre, pertanto, le proprietà che specificano la natura geometrica di un’estensione: un’estensione si dice geometrica quando è continua, omogenea e isotropica, il che significa dire che uno Stato è la copia della mappa che lo rappresenta, la mappa è il modello e lo Stato è la copia. I problemi sorgono quando la struttura geometrica della realtà viene messa in crisi dalla crisi dello spazio stesso che ne è la logica, cioè dalla rete.Una sfera ha una struttura chiusa ma infinita. Per esempio, per i greci antichi la piccolissima isola di Delo era infinita perché aveva un profilo circolare, cosa che non accade con una mappa.
Nel testo di uno dei primi umanisti italiani Flavio Biondo si legge:L’anno decisivo è il 1969 quando si iniziava ad abbattere la struttura spaziale del mondo moderno con un ribaltamento del suo funzionamento e iniziava un mondo in cui non vi era più la relazione stretta tra distanza e tempo di percorrenza, un mondo che è al di là della sua riduzione in termini cartografici e del quale ancora ci sfuggono le regole.
L’unica cosa che possiamo fare è aggrapparci alle mappe alle tavole come ad una zattera di salvataggio, perché soltanto su una tavola tra il nome e la cosa c’è una stretta relazione. Con questa immagine Biondo fa venire in mente l’inizio della modernità:come si può ancora capire qualcosa del mondo oggi che tutto funziona in maniera diversa, che le cose iniziano a danzare secondo un ritmo e una logica che nessuno riesce ad afferrare.
oggi noi siamo attraverso la rete, ancora in quella condizione, con la consapevolezza che le mappe non bastano più e che vadano sostitute con qualche altra cosa che ancora non conosciamo.
Franco Farinelli è nato nel 1948 ad Ortona (Chieti). Ha insegnato presso il Nordplan (Nordic Institute for Urban and Regional Planning) di Stoccolma e presso le università di Ginevra, Los Angeles (UCLA), Berkeley, e a Parigi alla Sorbona e presso l’Ecole Normale Superieure. Attualmente dirige il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna. È presidente dell’Associazione dei Geografi Italiani (AGeI). Il suo ultimo libro è: La crisi della ragione cartografica, Torino, Einaudi 2009.