Essere contemporanei della fine del mondo
Saggi su Manlio Sgalambro
Per la fisica il senso del mondo è nella fine. Lo sguardo che si affida alla fisica vede le cose dal punto di vista della loro fine. Si inverte così l’atteggiamento fondamentale dell’individuo. Alla luce della fisica, non l’origine, ma la fine è la meta. Il vedere tutto alla luce di essa, già distrutta la vita, ogni cosa in una eterna quiete, è vederlo come un giorno apparirà. Ma appare già oggi per chi sa scorgerne la sua contemporaneità morfologica con noi. Si tratta di vedere già il mondo alla luce di questa catastrofe finale e richiamarsi sin da ora a essa come contemporanei
Manlio Sgalambro, La morte del sole
La teologia non è scienza della salvezza, ma della perdizione
Manlio Sgalambro, Trattato dell’empietà
Noi fummo destinati alla verità, ma la verità ci è contro, questo solo possiamo dire
Manlio Sgalambro, La consolazione
Che ‘io’ debba essere governato: ecco da dove inizia lo scandalo della politica.
Esaminando dunque la mia avversione per essa, intendo esaminarne l’idea in relazione a chi ne fa professione, e poi entrambi in relazione al mio spirito. Essa appare ovvia se vista dall’esterno. Ma esaminata in rapporto al mio spirito, o a uno spirito qualsiasi, l’idea che qualcuno si ‘occupi’ di me (costui dovrebbe essere infatti l’‘uomo politico’) non finisce mai di sorprendermi. Che io debba essere governato, ecco dov’è lo scandalo. L’avversità del mio spirito a questa idea è totale.
Manlio Sgalambro, Dell'indifferenza in materia di società
Tra i temi trattati emerge soprattutto quello dell’ossessione per il pensare, considerato da Sgalambro unica attività realmente umana. Pensare ininterrottamente è l’obiettivo del filosofo: nulla conta di più del risolvere i problemi mondani con l’intelligenza e nell’intelligenza”.
Rita Fulco
È troppo facile giungere alla conclusione che il pensiero di Sgalambro sfoci nel pessimismo e nel nichilismo più radicali. Occorre piuttosto chiedersi da dove proviene tanta indignazione, da dove trae alimento il moto di ribellione contro il principio distruttivo della morte. Penso piuttosto che sia necessario interpretare tutta l’opera di Sgalambro, estremamente coerente, nonostante la sua forma frammentaria, come un “negativo fotografico”. Solo così è possibile vedere, per contrasto, come essa scaturisca da un insopprimibile desiderio di felicità, oserei dire di redenzione dal male radicale che affligge la condizione umana e del mondo.
Caterina Resta
Quella di Sgalambro è stata una filosofia come contemplazione e della sovrana indifferenza, di un filosofo che guarda con distacco il mondo e le sue contraddizioni.
Roberto Fai
Rita Fulco è ricercatrice di Filosofia Teoretica presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina, dove insegna Ermeneutica Filosofica. Dal 2016 al 2021 è stata assegnista di ricerca di Filosofia Teoretica alla Scuola Normale Superiore, Pisa. Ha lavorato sulle implicazioni teoretiche, politiche, etiche e religiose della filosofia contemporanea, dedicandosi, soprattutto, alle questioni della soggettività, del potere, della vulnerabilità, del rapporto tra diritto e giustizia, in particolare nel pensiero di Simone Weil, Emmanuel Levinas, Sergio Quinzio, Manlio Sgalambro, Roberto Esposito. Le sue ricerche, oltre che discusse in convegni nazionali e internazionali, sono state pubblicate in monografie, saggi e articoli in sedi editoriali nazionali e internazionali.
Tra i suoi volumi, le monografie, Corrispondere al limite. Simone Weil: il pensiero e la luce, Studium, Roma 2002; Il tempo della fine. L’apocalittica messianica di Sergio Quinzio, Diabasis, Reggio Emilia 2007; Essere insieme in un luogo. Etica, Politica, Diritto nel pensiero di Emmanuel Levinas, Mimesis, Milano-Udine 2013; Soggettività e potere. Ontologia della vulnerabilità in Simone Weil, Quodlibet, Macerata 2020; e le curatele: R. Fulco, T. Greco (a cura di), L’Europa di Simone Weil. Filosofia e nuove istituzioni, Quodlibet, Macerata 2019; R. Fulco, A. Moresco (a cura di), Sull’evento. Filosofia, storia, biopolitica. Almanacco di Filosofia e Politica 4, Quodlibet, Macerata 2022; R. Fulco (a cura di), Essere contemporanei della fine del mondo. Saggi su Manlio Sgalambro, Mimesis, Milano-Udine 2022.
Caterina Resta è professore ordinario di Filosofia teoretica presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina. Il suo campo di ricerca riguarda la filosofia contemporanea, sia tedesca che francese. Ha sviluppato i temi del nichilismo, della tecnica, dello statuto dell’umano, del pensiero della differenza, anche di genere, e della decostruzione della soggettività. Si è occupata, in una prospettiva geofilosofica, del Mediterraneo e dell’Europa, della globalizzazione e della crisi ambientale. Tra le sue pubblicazioni: Il luogo e le vie. Geografie del pensiero in Martin Heidegger (F. Angeli 1996); L’evento dell’altro. Etica e politica in Jacques Derrida (Bollati Boringhieri 2003); L’Estraneo. Ostilità e ospitalità nel pensiero del Novecento (il melangolo 2008); Nichilismo Tecnica Mondializzazione. Saggi su Schmitt, Jünger, Heidegger e Derrida (Mimesis 2013); La passione dell’impossibile. Saggi su Jacques Derrida (il melangolo 2016).
Roberto Fai, già presidente del Collegio siciliano di Filosofia e ideatore del Premio di Filosofia Viaggio a Siracusa; nel 2009, Dottore di ricerca in “Profili della cittadinanza nella costruzione dell’Europa”; nel 2013 consegue un secondo Dottorato in “Teoria e prassi della Regolazione sociale nell’U.E. Ha collaborato con la cattedra di Filosofia del diritto dell’Università di Catania, dal 1999 al 2011. Ha curato, con Pietro Barcellona e Fabio Ciaramelli, il volume Apocalisse e post-umano. Il crepuscolo della modernità (Dedalo 2007); i suoi saggi editi da Mimesis: Genealogie della globalizzazione. L’Europa a venire (2009); Frammento e sistema. Nove istantanee sulla contemporaneità (2013); Pastorale arcadica. Per un Regno giusto (2019). Nel volume di Jacques Derrida, Tentazione di Siracusa (2018, Mimesis), curato da Caterina Resta, è contenuta una sua postfazione dal titolo, La fraterna inimicizia tra filosofia e politica.