L'essere di Parmenide e il parricidio
Aldo Stella
Il fondamento emerge oltre il sistema ed emerge in ragione della sua assolutezza. All’aperiron di Anassimandro, che indica come l’assoluto si caratterizzi per l’assenza di limiti, fa seguito l’essere (einai) di Parmenide, che indica l’unità e l’unicità dell’assoluto stesso. L’altro dall’essere, infatti, è il non-essere, il quale non è e non potrà mai essere. Se ogni identità determinata è insufficiente perché segnata da quel limite che la vincola alla differenza, di contro l’assoluto essere è in virtù di sé stesso: esso è fondamento perché, non abbisognando di altro per essere, risulta autosufficiente e in sé legittimo. Per questa ragione, il sistema delle determinazioni finite lo richiede come proprio fondamento, ma esso, poiché assoluto, si sottrae alla pretesa del finito di inglobarlo, così che l’“esigenza di fondamento” permane insoddisfatta e il sistema si rivela inesauribile ricerca di autentico fondamento.
Secondo Aldo Stella, l’argomento fornito da Platone non dimostra affatto l’innegabilità del mondo, ma l’inefficacia della negazione formale. Quest’ultima, infatti, vale come attività estrinseca che necessita di venire determinata e ciò che la determina è precisamente ciò che essa nega.Se per Parmenide solo l’assoluto essere è autenticamente vero, Platone, invece, ritiene che sia vero anche il sistema dell’esperienza, ossia il mondo. Il mondo, sempre secondo Platone, sarebbe innegabile, cioè vero, per la ragione che, per venire negato, deve comunque venire presupposto, cioè deve venire richiesto come essente. Mediante questa dimostrazione Platone avrebbe compiuto, quindi, il parricidio del Maestro.
Se la negazione non venisse determinata, scadrebbe a negazione di nulla, cioè a negazione-nulla (nulla come negazione). Ma, se viene determinata da ciò che nega, cioè dal suo negato, come accade appunto alla negazione formale, allora essa è la contraddizione del postulare ciò che poi pretende di negare. Lo stesso principio di non contraddizione, nella misura in cui poggia su una negazione formale, richiede, da un lato, quella stessa contraddizione, che poi, dall’altro, pretende di negare, giacché solo negando la contraddizione esso emerge come principio.
Aldo Stella è laureato in Medicina e in Filosofia, perfezionato in Filosofia e ha conseguito l'abilitazione a Professore Ordinario di Filosofia teoretica. È stato vicedirettore del Centro di ricerche teoretiche dell'Università di Padova, diretto da G.R. Bacchin, e ha insegnato presso l'Università di Urbino fino al 2010. Attualmente insegna presso l'Università degli Studi di Perugia e l'Università per Stranieri di Perugia. È direttore della Rivista di filosofia teoretica "Cum-Scientia. Unità nel dialogo". Ha pubblicato una ventina di monografie e un centinaio di articoli per Riviste nazionali e internazionali.