Margherita Rimi. Il popolo dei bambini
Ripensare la civiltà dell'infanzia
L’idea di scrivere questo libro è nata e si è sviluppata nella mia pratica di lavoro con i bambini come neuropsichiatra infantile e anche dai miei studi di tipo scientifico e letterario.
I bambini rappresentano un popolo che ha abitato la terra in ogni tempo della storia, un popolo però sui generis, perché non corrisponde a nessuna delle idee di popolo degli adulti, ma che le supera tutte, dal momento che i bambini hanno delle caratteristiche universali, che vanno al di là di ogni differenza, come lingua, razza o religione.
Studiando le caratteristiche di sviluppo dei bambini fin dalla nascita e le loro malattie neuropsichiatriche mi sono resa conto che i bambini sono portatori di un sapere unico, che è rappresentato dal loro linguaggio, da una specifica civiltà.Tutti i bambini giocano e se proviamo a mettere insieme bambini di lingue diverse sicuramente troveranno immediatamente la modalità per comunicare e giocare.
La civiltà dei bambini, che io ho immaginato è diversa da quella che è chiamata civiltà dell’infanzia, è costituita dalla loro lingua, dal pensiero, dallo sviluppo psicofisico e da tutto ciò che producono i bambini, il disegno il gioco le rappresentazioni fantastiche. Rappresentazioni fantastiche che non sono irrazionali, ma che attingono dalla realtà, che, attraverso il gioco, ricreano e trasformano in una loro realtà.
Bisogna cambiare prospettiva e rivolgere lo sguardo alle peculiarità universali dei bambini, lasciando che essi si esprimano nel loro modo e con il loro linguaggio. Il gioco simbolico è la capacità del bambino di giocare anche senza oggetti o trasformando un oggetto in un altro, come un bastone che diventa un cavallo o un foglio di carta che diventa un aeroplano.Questa civiltà dei bambini si differenzia pertanto dalla civiltà dell’infanzia, perché non consiste in quello che gli adulti hanno pensato per i bambini, che non sempre va bene per loro. Tutta la storia dell’educazione ha trattato il bambino come un essere da correggere e da rendere subito simile all’adulto e questo è un esempio negativo della civiltà dell’infanzia.
Margherita Rimi è nata a Prizzi (Palermo) nel 1957 e risiede in provincia di Agrigento. Poetessa, medico e neuropsichiatra infantile, svolge da anni una intensa attività di prima linea per la cura e la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, lavorando in particolare contro le violenze e gli abusi sui minori e a favore dei bambini portatori di handicap. Fa parte della redazione della rivista «Quaderni di Arenaria». Collabora alle attività della Fondazione Antonio Presti-Fiumara d’Arte-La Piramide e a varie riviste italiane di poesia fra le quali «L’Immaginazione» e «Poesia». È consulente culturale del Premio Telamone di Agrigento. Tra le sue raccolte di versi, sono da segnalare Per non inventarmi, prefazione di Marilena Renda, Castelvetrano-Palermo, Kepos, 2002 (Premio Speciale Cesare Pavese sezione AMSI, 2003); La cura degli assenti, prefazione di Maurizio Cucchi, Faloppio, LietoColle, 2007; Era farsi. Autoantologia 1974-2011, prefazione di Daniela Marcheschi, Venezia, Marsilio, 2012 (Premio Laurentum, 2012 e Premio Brancati Zafferana – Segnalazione Speciale Stefano Giovanardi, 2013). Sua anche La civiltà dei bambini. Undici poesie inedite, e una intervista, a cura di Alessandro Viti, Voghera (PV), Libreria Ticinum Editore – CISESG, 2015 (risvolto di copertina di Chiara Tommasi). Nel 2014 le è stato conferito il Premio Città di Sassari alla Carriera.