Intervista con Carlo Galli
La crisi della democrazia
Per trasparenza si intende il fatto che l’ordinamento giuridico politico è costruito interamente dai soggetti lo compongono, senza che ci sia alcun riferimento ad elementi di autorità, perché l’autorità esige di non dare conto di sé, mentre il potere moderno si differenzia dall’autorità per il fatto che deve dare conto di sé.Quando si parla di democrazia non si parla di un regime politico qualsiasi ma di quella che dovrebbe essere la quintessenza della politica moderna, ovvero una forma politica caratterizzata dalla trasparenza del potere e dell’ordinamento rispetto ai soggetti che ne fanno parte.
La nozione di uguaglianza diventa una nozione centrale che garantisce il buon funzionamento di una democrazia.
La politica si presenta come un prodotto opaco e poco influente e questo è dovuto all’ingresso sulla scena di paradigmi economici neoliberisti, con l’idea nuova che l’ordine sociale si forma in maniera spontanea attraverso il mercato e che la politica deve essere solo servente rispetto al libero esplicarsi delle dinamiche economiche.Tutto ciò è, a detta di tutta la filosofia politica contemporanea, ben lungi dall’essere realizzato. Si va verso forme che benevolmente possono essere definite di postdemocrazia, dove la realtà materiale dell’ordinamento nelle sue manifestazioni concrete di potere non è democratica, è oscura, è un insieme di forze oligarchiche, ma tutto questo avviene all’interno di una forma esteriore che viene lasciata sussistere come forma democratica.
Oggi l’ordine politico democratico è stato sostituito dall’idea dell’ordine democratico attraverso l’economia e la lealtà dei cittadini delle democrazie occidentali nei confronti della politica è crollata.
La crisi è della democrazia, non nella democrazia, c’è una crisi del modello democratico e delle sue pretese, che non è il prodotto di un attacco esterno, ma che è del tutto endogena.
Dalla fine degli anni Settanta nasce un nuovo paradigma che esplode con la caduta del Muro di Berlino e invade l’intero mondo con il nome di globalizzazione. Si è andato costruendo lentamente un modello non di pieno liberismo, ma di progressivo sottofinanziamento dello Stato sociale, soprattutto un modello di delegittimazione violenta e persistente della politica e delle istituzioni, con la nascita di una democrazia dell’affidamento, nella quale i cittadini si affidano ad un capo (eletto) in dispregio delle forme di mediazione politica che erano invalse fino ad allora, un capo che immediatamente si rapporta con la società. I cittadini occupano le istituzioni ma le istituzioni contano sempre meno e la società che non è più gestita, governata, infiltrata dai partiti, gira più o meno a ruota libera.Perché vi sia un cambio di paradigma è necessario tornare alla formazione dei partiti politici, che erano lo strumento fondamentale delle democrazie, dal momento che nascevano dall’idea che la società è conflittuale, è divisa in parti e che attraverso la presa di coscienza della parzialità della società si può interagire e organizzare un ordine in cui vi sia un equilibrio per tutti.
Carlo Galli ha insegnato Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Bologna. È stato a lungo presidente della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna e direttore della rivista “Filosofia politica”. Ha ideato e dirige numerose collane scientifiche presso diversi editori, collabora con il quotidiano “La Repubblica”. I suoi interessi di ricerca riguardano in particolare la storia del pensiero politico moderno e contemporaneo; nei suoi studi ha analizzato le categorie politiche moderne (tra cui Stato, sovranità, rappresentanza, guerra) nella loro trasformazione storico-concettuale. Ha pubblicato volumi e saggi sulla Scuola di Francoforte, sui pensatori controrivoluzionari francesi, su Machiavelli, Thomas Hobbes, Hannah Arendt, Richard Strauss, Eric Voegelin, Karl Löwith, Ernst Jünger, Carl Schmitt, Ugo Grozio, Francisco de Vitoria, Ludovico Antonio Muratori, curando anche alcune edizioni e traduzioni dei testi. Le sue opere sono tradotte in inglese, francese, tedesco, spagnolo. Tra le sue pubblicazioni: Il disagio della democrazia (Torino 2011); I riluttanti. Le élites italiane di fronte alla responsabilità (Roma-Bari 2012); Itinerario nelle crisi (Milano 2013); Riforma costituzionale: le ragioni del No (Roma-Bari 2016); Democrazia senza popolo. Cronache dal Parlamento sulla crisi della politica italiana (Milano 2017); Marx eretico (Bologna 2018); Sovranità (Bologna 2019); Guerra (a cura di, Roma-Bari 2004, 20195); Forme della critica. Saggi di filosofia politica (Bologna 2020); Platone, la necessità della politica (Bologna 2021); Ideologia (Bologna 2022).
Lei fa risalire al 1973 l’inizio di questa trasformazione. Può ricostruire questo processo avviato negli anni Settanta, anni che segnano, da una parte, il punto di massima espansione della democrazia e dello Stato sociale e, dall’altra, l’inizio di una fase inarrestabile di arretramento della democrazia e dello Stato sociale?