Giuseppe Girgenti. Umano, poco umano
Esercizi spirituali contro l'intelligenza artificiale
Ho scritto questo libro quando, un anno fa, cominciando ad usare ChatGPT, all’entusiasmo iniziale ho subito contrapposto una grande preoccupazione, avendo percepito il rischio della sostituzione tecnica dell’uomo con la macchina, che è uno scenario drammatico.
Già oggi le tesi di laurea vengono scritte sempre più spesso dall’intelligenza artificiale e qui la scuola fallisce il suo compito che non è quello di produrre testi perfetti di formare i cittadini del futuro, coscienze critiche, capaci di un pensiero libero.
La terapia proposta nel libro sono gli esercizi spirituali intesi però in senso laico, come allenamento della mente. Si tratta di rimedi eterni contro il rischio della spersonalizzazione, del depotenziamento dell’io e il primo esercizio, che ci viene dall’insegnamento socratico, è acquisire la consapevolezza di quello che realmente siamo e che non siamo solo calcolo.Oltre alle previsioni di una perdita di un enorme numero di posti di lavoro, l’intelligenza artificiale rischia anche di minare anche le relazioni interpersonali.
All’intelligenza artificiale io contrappongo la nozione greca di anima, dove anima significa coscienza di sé, che la macchina non ha, ma significa anche vissuto, passione, vita, ciò che anima, ciò che dà vita e una macchina è inanimata per definizione.
Quindi, da un lato, un esercizio di autoconsapevolezza, dall’altro, una serie di esercizi per tutelare la relazione, perché l’intelligenza artificiale rompe la relazione in un’ottica apparentemente umana ma di fatto disumana. Per esempio, Elon Musk ha anticipato che tra qualche anno i ragazzi non avranno più amici, nel senso che preferiranno un amico virtuale, un’intelligenza artificiale a cui confidare tutto.
L’intelligenza artificiale rischia di annullare in maniera fittizia i limiti che ci rendono umani, che sono almeno tre: innanzitutto il limite della morte, il limite del sacro, il limite del sesso. L’intelligenza artificiale, infatti, promette una sorta di immortalità virtuale, per cui meditare la nostra mortalità ci rende umani, perché ci rende consapevoli della nostra problematicità. Nel sacro noi abbiamo sempre visto Dio, e oggi invece abbiamo una sorta di nuovo Dio tecnologico, artificiale, onnisciente e onnipotente. Anche il sesso è un limite, perché è relazione con l’altro, mentre un amante virtuale come surrogato ci rende non umani.
Ogni momento di crisi storica dell’umanità esige il fermarsi, il ragionare il prendere consapevolezza della situazione attuale, dare uno sguardo indietro alla nostra tradizione per poter fare un salto in avanti con maggiore consapevolezza, per tenere le redini di questa nuova intelligenza artificiale.
Giuseppe Girgenti (Palermo, 1967) si è formato presso l’Università Cattolica di Milano, ove si è laureato in filosofia nel 1989 sotto la direzione di Giovanni Reale, con una tesi dal titolo Platonismo e Cristianesimo in San Giustino Martire. I suoi studi si sono indirizzati sin da subito alla storia del platonismo pagano e cristiano, in un terreno di confine tra Antichità e Medioevo, tra filosofia e teologia. Nel 1990 ha vinto un dottorato di ricerca in filosofia, che lo ha portato a studiare in Germania, presso la Ludwig-Maximillians Universität di Monaco di Baviera, ove è stato allievo di Werner Beierwaltes (di cui ha tradotto in italiano gli studi su Agostino); poi si è trasferito in Francia, presso il Collège de France di Parigi, ove è stato allievo di Pierre Hadot (di cui ha tradotto in italiano lo studio su Porfirio e Mario Vittorino). Nel 1994 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca con una dissertazione dal titolo Porfirio tra henologia e ontologia. Negli anni 1994-1996, con una borsa di studio post-dottorale, ha lavorato presso il Centro di Ricerche di Metafisica dell’Università Cattolica di Milano, come segretario delle collane “Temi metafisici e problemi del pensiero antico” e “Platonismo e filosofia patristica” dell’editore Vita e Pensiero, e “Testi a fronte” dell’editore Rusconi. Negli anni 1997-2000 è stato professore a contratto di Storia della Filosofia presso l’Accademia Internazionale di Filosofia nel Principato del Liechtenstein. In questo triennio ha allargato i suoi interessi alla fenomenologia realista, traducendo in italiano opere di Jan Patocka, di Karol Wojtyla, di Adolf Reinach e di Josef Seifert. In parallelo, ha cercato di combinare l’approccio teoretico dei fenomenologi con l’approccio storico-ermeneutico di Hans-Georg Gadamer, che ha frequentato personalmente nell’ultima parte della sua vita (dal 1996 al 2002). Ha partecipato a numerosi convegni nazionali e internazionali e ha tenuto corsi anche in Sicilia, a Monreale (Palermo) presso il Liceo Classico Basile, e a Siracusa presso l’Istituto Universitario di Studi Universitari. A Siracusa ha organizzato numerosi eventi filosofici a cui hanno preso parte fra gli altri Hans-Georg Gadamer, Gianni Vattimo, Giovanni Reale, Imre Toth, Massimo Cacciari e Hans Küng. È segretario delle collane di filosofia “Il Pensiero occidentale” e “Testi a fronte” dell’editore Bompiani di Milano, nonché membro del comitato scientifico della collana “Studi Bompiani. Filosofia” del medesimo editore. È stato chiamato a insegnare alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano fin dalla sua fondazione nel 2002.