Intervista con Bjørn Lomborg

Aumentare il benessere per combattere il riscaldamento climatico 

Nel video, l’ambientalista Bjørn Lomborg parla del suo libro Falso allarme. Perché il catastrofismo climatico ci rende più poveri e non aiuta il pianeta, pubblicato in italiano nel 2024 da Fazi Editore con la traduzione di  Michele Zurlo e risponde a domande sulle attuali priorità dell'ecologia e sul rapporto tra ambiente e salute. 

Viviamo nell’epoca dell’eco-ansia. Politici, attivisti e media diffondono un messaggio comune: il cambiamento climatico sta distruggendo il pianeta e dobbiamo prendere subito provvedimenti drastici per fermarlo, altrimenti sarà la catastrofe. In preda al panico, i leader mondiali si sono impegnati in politiche estremamente costose ma inefficaci, senza considerare le conseguenze indesiderate a livello economico e sociale, soprattutto per i paesi più poveri. Secondo Bjørn Lomborgil cambiamento climatico è un problema molto serio ma non è la minaccia apocalittica che ci viene raccontata. In Falso allarme , basandosi su una rigorosa analisi dei dati scientifici ed economici, Lomborg riporta alla razionalità il dibattito sull’emergenza climatica, sempre più polarizzato tra catastrofismo e negazionismo, dimostrando in modo convincente che gran parte di ciò che pensiamo al riguardo è sbagliato: le previsioni allarmistiche sull’imminente fine della Terra travisano la scienza e conducono a politiche che non risolvono il problema ma causano più danni che vantaggi, aumentando povertà e disuguaglianze. Che fare dunque? Per Lomborg occorre valutare le politiche per il clima nello stesso modo in cui valutiamo ogni altra politica, in termini di costi e benefici. E in questo libro propone soluzioni più intelligenti e ragionevoli per affrontare la crisi climatica e rendere il mondo un posto decisamente migliore, anche se leggermente più caldo.
 

Tutti sappiamo che il cambiamento climatico è in atto e tutti crediamo che si tratti di un evento terribile. Quello che cerco di sottolineare è che sì, il riscaldamento globale è reale, è causato dall’uomo, ma spesso la sua importanza è enormemente esagerata. E questo è importante. Perché in fin dei conti, se pensiamo che sia la fine del mondo, è probabile che spenderemo molti più soldi del dovuto per risolvere il problema e che trascureremo tutti gli altri problemi. 


Negli ultimi cento anni, quindi, il numero di morti per disastri legati al clima è diminuito del 97-98%, e allo stesso tempo, abbiamo quadruplicato la popolazione globale. Quindi il rischio individuale di morire per disastri legati al clima si è ridotto di oltre il 99%. Ancora una volta, ciò dimostra che le società ricche e resilienti sono in grado di gestire meglio molti dei problemi legati al cambiamento climatico e a qualsiasi altro problema con cui dobbiamo confrontarci. 

Abbiamo bisogno di tecnologie migliori e più intelligenti. Dobbiamo spendere molto di più in ricerca e sviluppo, in modo da ottenere energia verde molto più economica. Se lo facessimo, secondo le nostre stime, faremmo politiche contro il cambiamento climatico cento volte più efficaci di quelle attuali, quindi potremmo spendere meno, il che sarebbe politicamente vantaggioso, e fare molto di più per il cambiamento climatico. Questo è il modo per risolvere il problema del clima. 

Sappiamo che la maggior parte delle persone in tutto il mondo è colpita duramente dai cambiamenti climatici perché è povera. Dovremmo quindi fare in modo che un’altra nostra priorità sia quella di farli uscire dalla povertà, fare in modo che le persone diventino più ricche, abbiano un’istruzione migliore e maggiori opportunità, il che le renderà molto più resilienti. Questo non avrebbe un impatto solo dal punto di vista del clima, ma anche per il benessere delle persone. 

Uno dei problemi principali è che siamo così concentrati sul cambiamento climatico da dimenticare tutti gli altri problemi ambientali che ci sono. Ricordiamo che il movimento ambientalista si preoccupava molto dell’inquinamento atmosferico, e a ragione. L’inquinamento atmosferico è di gran lunga il più grande problema ambientale se si misura il numero di morti. Sia l’inquinamento atmosferico esterno, che è quello a cui le persone ricche tipicamente pensano come inquinamento atmosferico, ma anche l’inquinamento atmosferico interno, che è quello che quasi due miliardi e mezzo di persone subiscono ogni giorno quando cucinano e si riscaldano con combustibili sporchi come lo sterco, il cartone e il legno. La realtà è che siamo passati dal preoccuparci delle giuste questioni ambientali a preoccuparci solo del cambiamento climatico, che pure è un problema, ma non dello stesso ordine di grandezza. 


Bjørn Lomborg, presidente del think tank Copenhagen Consensus Center e ricercatore presso la Hoover Institution dell’Università di Stanford, è stato indicato come “una delle 100 persone più influenti al mondo” («Time»), “uno dei 10 migliori pensatori globali” («Foreign Policy») e “una delle 50 persone che potrebbero salvare il pianeta” («The Guardian»). Commentatore televisivo su CNN, FOX e BBC, scrive regolarmente per «The New York Times», «The Wall Street Journal», «The Economist», «The Guardian» e altre testate. È autore del bestseller The Skeptical Environmentalist.