Aglaia McClintock. Dimmi chi sogni e ti dirò chi sei
L'interpretazione onirica nell'antichità e nel presente
Nel video Aglaia McClintock, docente del Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi dell'Università del Sannio, illustra il tema della conferenza che ha tenuto, con i colleghi del suo dipartimento, nel corso della XXXVIII edizione di Futuro Remoto, Dimmi chi sogni e ti dirò chi sei. L’interpretazione onirica nell’antichità e nel presente.
Estasi, stati ipnotici, meditazione, talune forme di ‘allucinazione’, sogni sono definiti dall’antropologia stati altri di coscienza e in molte religioni sono il mezzo privilegiato per rapportarsi all’invisibile, per incontrare amici lontani, i morti, esseri sovrannaturali.
Nel mondo antico, il sogno rientra tra le esperienze significative sul piano personale e ha un suo ruolo riconosciuto nelle istituzioni. Né le persone comuni, né gli intellettuali lo avrebbero liquidato come una illusione. Da sempre e dappertutto ci si è interrogati quindi circa il loro significato e ci si è cimentati nella loro interpretazione. Mentre però nell’antichità si pensava che i sogni fossero una via per conoscere il futuro, nel Novecento con la psicoanalisi essi sono diventati la spia per addentrarsi nei meandri più profondi della propria coscienza, per far riaffiorare episodi sepolti nel passato e spesso inconfessabili. Le immagini attraverso cui si esprimono, le interpretazioni che ne vengono date dimostrano con chiarezza che essi sono anche un prodotto storico e della società. Grazie ai cataloghi dei sogni che ci sono pervenuti dall’antichità possiamo confrontare i sogni di duemila anni fa con quelli del presente e rimanere sorpresi come alcuni sembrano ripetersi identici, malgrado il ricorso a linguaggi e immagini propri della loro epoca.
Estasi, stati ipnotici, meditazione, talune forme di ‘allucinazione’, sogni sono definiti dall’antropologia stati altri di coscienza e in molte religioni sono il mezzo privilegiato per rapportarsi all’invisibile, per incontrare amici lontani, i morti, esseri sovrannaturali.
Nel mondo antico, il sogno rientra tra le esperienze significative sul piano personale e ha un suo ruolo riconosciuto nelle istituzioni. Né le persone comuni, né gli intellettuali lo avrebbero liquidato come una illusione. Da sempre e dappertutto ci si è interrogati quindi circa il loro significato e ci si è cimentati nella loro interpretazione. Mentre però nell’antichità si pensava che i sogni fossero una via per conoscere il futuro, nel Novecento con la psicoanalisi essi sono diventati la spia per addentrarsi nei meandri più profondi della propria coscienza, per far riaffiorare episodi sepolti nel passato e spesso inconfessabili. Le immagini attraverso cui si esprimono, le interpretazioni che ne vengono date dimostrano con chiarezza che essi sono anche un prodotto storico e della società. Grazie ai cataloghi dei sogni che ci sono pervenuti dall’antichità possiamo confrontare i sogni di duemila anni fa con quelli del presente e rimanere sorpresi come alcuni sembrano ripetersi identici, malgrado il ricorso a linguaggi e immagini propri della loro epoca.
Ormai nel linguaggio comune i sogni sopravvivono come flatus vocis e aspirazioni vaghe. Eppure «Inseguite i vostri sogni» si ripete come un mantra. Ma prima di inseguirli i sogni bisogna farli.
Oggi si dice che noi facciamo un sogno, nell’antichità si diceva che noi vediamo i sogni, il sogno era come una divinità che veniva a darci una visione del futuro.