Manlio Sgalambro. L'empietà del greco siculo
Pierfranco Bruni
Nel suo libro su Sgalambro Bruni introduce il lettore in un’esperienza quasi iniziatica e sapienziale nel pensiero di Sgalambro; un’esperienza che sembra fondarsi sull’applicazione ricorsiva della visione sulle cose del pensatore di Lentini applicato alla sua stessa produzione. Ne scaturisce un dialogo interiore in cui l’Autore arriva a tratti a confondersi – come per sacro enthousiasmos – a Sgalambro. Per Bruni, proprio come per quest’ultimo, la spiegazione non rappresenta un modello euristico ed ermeneutico valido, dal momento che la spiegazione si fonda sul nesso causa-effetto, un approccio lineare alla conoscenza che esclude l’imprevedibile e, con esso, le cifrate tracce che interconnettono, per sincronicità, il quotidiano e lo straordinario. In questa stessa prospettiva, l’esposizione saggistica ordinaria lascia il posto a una scrittura “ispirata”, una prosa poetico-filosofica che può vantare come nobile antecedente – passando per Nietzsche – i frammenti dei presocratici.
Il libro si snoda fedele a una delle sentenze sgalambriane più suggestive richiamate negli eserghi che ne costellano le pagine: “Ci si trascina di notte per le vie e si parla tra sé. Il dialogo alligna di giorno e risuona dei suoi traffici ignobili. Di notte si monologa. Come dei re”.
Non a caso, i brevi paragrafi in cui si articola il testo costituiscono una sorta di rêveries d’un promeneur solitaire, meditazioni notturne in cui il pensiero è lasciato libero di correre alla ricerca di connessioni segrete tra libri e autori tra loro anche distanti, quanto a epoca o ad ambito. Si tratta di riflessioni i cui elementi sottili si addensano a poco a poco in illuminazioni ponderose e, al tempo stesso, precarie. Nel labirinto di specchi che costituisce il reale, infatti, è possibile intravedere frammenti di verità solo contemplando la dissolvenza, vale a dire l’attimo fuggevole di passaggio tra la costruzione e il suo sfiorire, il momento in cui tramonto e aurora arrivano a sfiorarsi.Per dirla con una celebre composizione di T.S. Eliot “In my beginning is my end. […] In my end is my beginning”.
Paola Passarelli
Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente è inoltre l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente della Giunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024), direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100 e del Progetto nazionale Manlio Sgalambro a 100 anni dalla nascita. Entrambi indetti dal Ministero della Cultura (MiC).