Vito Angiuli. L'intelligenza della fede
La ragione come occhio dell'anima
Nel video Mons. Vito Angiuli, Arcivescovo della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, parla del tema del Piccolo Festival di Filosofia "Esseri intelligenti", che si è tenuto il 27 e 28 luglio 2024 a Santa Maria di Leuca.
Oggi in un dibattito sull’intelligenza è inevitabile il confronto tra l’intelligenza naturale e quella artificiale, che ha risvolti sul piano sociale oltre che culturale.
Richiamando una grande espressione di Sant’Anselmo d’Aosta, Fides quaerens intellectum (È la stessa fede che cerca l’intelletto), è necessario far comprendere che l’intelligenza della fede non è un’intelligenza dogmatica ma è aperta al dialogo, all’incontro tra la parte intellettiva dell’uomo e quella che viene dalla fede.
Oggi in un dibattito sull’intelligenza è inevitabile il confronto tra l’intelligenza naturale e quella artificiale, che ha risvolti sul piano sociale oltre che culturale.
Richiamando una grande espressione di Sant’Anselmo d’Aosta, Fides quaerens intellectum (È la stessa fede che cerca l’intelletto), è necessario far comprendere che l’intelligenza della fede non è un’intelligenza dogmatica ma è aperta al dialogo, all’incontro tra la parte intellettiva dell’uomo e quella che viene dalla fede.
Io parlerei anche di un’intelligenza umile: come nel Vangelo si parla del piccolissimo granello di senape che quando mette radici produce molto frutto, così la fede, che è una realtà molto piccola e umile, quando prende corpo in una persona produce frutti di una straordinaria umanità.Se la fede cerca l’intelletto allora non va verso l’assurdo ma verso qualcosa che ha dentro di sé una grandezza di significato che deve essere espressa.
Si tratta della ragionevolezza della fede, che non è una chiusura di fronte alla ragione, se la ragione naturalmente viene intesa anche come ragione che intuisce - che secondo la filosofia antica era qualcosa di divino - come l’occhio dell’anima, ossia ciò che guarda in maniera profonda la realtà.
In conclusione, se non si recupera la dimensione più profonda dell’intelligenza in quanto intelligenza e non solo in quanto si rapporta alla fede, ne va di mezzo non la fede ma l’uomo stesso.