Valerio Meattini. Leopardi e la filosofia

La verità del dubbio

Nel video Valerio Meattini parla della filosofia di Giacomo Leopardi (Recanati 29 giugno 1798 - Napoli 14 giugno 1837). 

Le cose non sono quali sono, 
se non perch’elle son tali.
Ragione preesistente, o dell’esistenza
 o del suo modo,
ragione anteriore e indipendente
 dall’essere e dal modo di 
essere delle cose, 
questa ragione non v’è,
né si può immaginare.
Giacomo Leopardi, Zibaldone


Si è davvero posta l’attenzione dovuta a questa considerazione di Leopardi? Eppure, qui si controverte una forma di pensiero che è stata fondamentale per la riflessione occidentale: l’antecedenza di un disegno del mondo, di un ordine per le cose. Che questa antecedenza fosse nella mente divina o che la realtà si venisse articolando in corrispondenza di un’idea logicamente trascendente ma in essa incorporata, non ha importanza. Leopardi chiude la porta a ogni variante di questa ipotesi. In principio non è il logos, la ragion d’essere di ciò che è, in principio è la presenza nuda delle cose. Questa affermazione è l’atto di insubordinazione più foriero di conseguenze filosofiche rispetto al pensiero della realtà come disegno. Cambia radicalmente la nostra posizione su secolari convinzioni riguardanti la ragione e la verità. La ragione non è più che un evento marginale della realtà e la verità, dunque, sopraggiunge come consapevolezza radicale dell’assenza di una corrispondenza o congruenza tra l’esistente e la possibile ragione di esso. La ragione è infine l’energia conoscitiva testimone dell’abisso in cui precipita il pensiero che voglia impadronirsi dell’origine delle cose e del senso del mondo.
Se peccato originale ci fu, per Leopardi consisté in un esorbitante sviluppo e preponderanza della ragione. Non una ribellione della carne allo spirito, dunque, ma semmai una ribellione della ragione alla natura, dello spirito alla carne (ben prima di Nietzsche, le ragioni del corpo furono rivendicate da Leopardi), ma soprattutto una folle pretesa del finito sull’infinito.

 

Il mio sistema introduce non solo uno Scetticismo
ragionato e dimostrato, ma tale che, secondo
 il mio sistema, la ragione umana per qualsivoglia
 progresso possibile non potrà mai spogliarsi
 di questo scetticismo; anzi esso contiene il vero
 e si dimostra che la nostra ragione non può
assolutamente trovare il vero se non dubitando;
ch’ella si allontana dal vero ogni volta che
giudica con certezza; e con non solo il dubbio
giova a scoprire il vero […] ma il vero
consiste essenzialmente nel dubbio, 
e chi dubita, sa, e sa il più che si possa
sapere.
Giacomo Leopardi, Zibaldone




Certezza e verità si separano. La verità è un contenuto del dubbio, non dimora nel giudizio di certezza. Anzi, rifugge da un simile giudizio. “Non c’è verità – ci ricorda ancora lo Zibaldone – che prendendo l’argomento più o meno da lungi, e camminando per una strada più o meno nuova, non si possa dimostrare falsa con evidenza […] Quest’osservazione (che puoi molto specificare ed estendere) non prova ella che nessuna verità né falsità è assoluta, neppure in ordine al nostro modo di vedere e di ragionare, neppure dentro i limiti della ragione umana?”  Naturalmente, come anche in Lessing nella sua parabola su verità come possesso e verità come ricerca, si ha per oggetto, in questi contesti, soprattutto la verità sulla vita, non le verità del mondo dell’esperienza di cui la scienza può impadronirsi con ragionevole certezza. Tuttavia, anche le verità scientifiche non possono avere il crisma dell’assolutezza.
 

In un senso specifico o eminente è chiamato 
[filosofo] colui che rimuove uno di questi ostacoli
[il dubbio, le oscurità, le perplessità che si 
addensano sul progresso della verità] 
più o meno gravi, [e] dissipa una di queste nubi, 
fuga una tenebra, e della cui opera si godono
perciò rapidi o lenti ma sicuri gli effetti
nel crescere d’intensità della culturale
e della vita morale.
Benedetto Croce


Croce negò che Leopardi fosse filosofo: egli non avrebbe risolto o avviato a soluzione nessun problema filosofico. È un giudizio che deve essere corretto con l’altro: è filosofo anche chi porta più in profondità il senso delle domande che dobbiamo farci sul mondo e sulla vita, chi mette in risalto l’imbarazzo della ragione laddove altri ritiene di poter procedere speditamente, chi insomma coglie più alti e giustificati motivi di dubbio. Come bene aveva capito Giorgio Colli è in questo ordine di grandezza che va affrontata la questione se Leopardi fu anche filosofo. 

Perché egli è stato innanzi tutto
un uomo grande ed eroico, e talmente
fitto nelle lontananze del passato
 e dell’avvenire, che il tormento
inappagato, l’ansia compressa del suo
esistere chiedono a noi una riparazione.
I suoi Mani non sono ancora stati
placati con un adeguato culto
della grandezza
Giorgio Colli

 

Valerio Meattini si è laureato a Pisa nel 1974 in Storia e Filosofia con una tesi sul pensiero di Piero Martinetti che è poi stata pubblicata. Laureatosi con Francesco Barone e Giorgio Colli è stato assistente di entrambi ed ha insegnato in istituti di istruzione secondaria fino al 1980, anno in cui ha vinto una borsa di studio all’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli dove ha seguito corsi con Giovanni Pugliese Carratelli e Gennaro Sasso. In seguito ha ottenuto una borsa di studio alla Fondazione Einaudi di Torino assegnatagli da Norberto Bobbio e Luigi Firpo. Ha frequentato l’Istituto Italiano degli Studi Filosofici con diverse borse di studio ed è stato borsista ad Heidelberg per ricerche sull’ermeneutica filosofica, su invito di Hans Georg Gadamer. Ha insegnato all’Università degli Studi di Bari, come associato e poi come ordinario, Filosofia teoretica e Filosofia della mente per trentatré anni. È socio ordinario non residente dell’Accademia delle scienze Morali e Politiche di Napoli.
Ha dato contributi agli studi platonici, alla conoscenza del pensiero di Piero Martinetti (Ragione teoretica e ragione pratica. Martinetti interprete di Kant, 1988) e Giuseppe Rensi e di Giorgio Colli, ha affrontato a più riprese questioni che si connettono al pensiero di Leopardi e di Dante. Ha pubblicato ricerche teoretiche su riviste e in volumi come Il luogo del capire (1996) che è stato tradotto in tedesco (2007) ed Etica e Conoscenza (200-2003) che ha avuto tre edizioni integrate e aumentate di volta in volta. Altri suoi libri: Anamnesi e conoscenza in Platone (1981 e in edizione aumentata 2017), L’orizzonte etico e politico di Platone (1984) testano ipotesi originali sulla teoria della reminiscenza e sulla concezione etico-politica di Platone; Benedetto Croce e la mentalità massonica (2011), Massoneria e storicismo (2021) sono i primi due studi nella letteratura crociana e massonica.
Ha pubblicato racconti su riviste di montagna e ha collaborato ad un libro sulle Alpi Apuane. È stato consigliere artistico del Comune di Pietrasanta (2005-2007) e ivi ha condotto per due anni il colloquio estivo “Capir d’arte” con pittori e scultori nel chiostro della chiesa di Sant’Agostino. Introdotto e composto cataloghi di pittori e scultori. Alla Versiliana di Pietrasanta ha partecipato e diretto, in quegli anni, incontri letterari e teatrali dove ha rappresentato L’angelo nell’angolo. Altre sue composizioni teatrali sono di Il Sileno, rappresentato nel 2000 al teatro di Buti, e Tutto per Bene, messo in scena da una compagnia teatrale di Bari. Ha pubblicato libri di racconti Sospensioni. Cinque racconti circolari e due congetture (2012), Il cercatore. Imprevisti accordi (2023)raccolte di Poesie, Sub Rosa (2010), Non hanno resto i giorni (2013), In più larghi cieli (2023) e con Edda Bresciani tre raccolte di haiku.
Ha collaborato con le riviste “Filosofia”, “Critica storica”, “Nuova Civiltà delle Macchine”, “LEM”, “La Vallisa”, “Rivista internazionale di filosofia e psicologia”, dirige i “Quaderni colliani”. Suoi articoli sono apparsi su “Il sole 24Ore”, “Il Messaggero”, “Il Tirreno”.
Partecipa attivamente da anni come conferenziere alle iniziative di “Il circolo degli inquieti” di Savona, alla “Festa della Scienza e della Filosofia di Foligno”, a “Mythoslogos” (Lerici-Sarzana”) e ai seminari colliani che dal 2018 si organizzano annualmente.