Giovanni Verga e I Malavoglia
La maledizione di un capolavoro letterario
Ne I Malavoglia Giovanni Verga narra la storia di una famiglia di pescatori nati sul mare di Acitrezza. Il capostipite Padron ‘Ntoni e il figlio Bastianazzo si trovano senza il prezioso contributo di lavoro del nipote ‘Ntoni, chiamato alle armi dall’appena costituitosi Regno d’Italia, e decidono di affidare alla barca di famiglia, la Provvidenza, un carico di lupini acquistato a credito per rivenderlo. Da questo sfortunato investimento, che porterà al naufragio della vecchia barca e alla morte di Bastianazzo, cominciano le tormentate vicissitudini della famiglia, che va incontro ad una disastrosa rovina e alla totale disgregazione.
Con I Malavoglia Verga si colloca pienamente nella tradizione naturalistica tipica della letteratura francese dell’epoca, facendosi propugnatore del Verismo, movimento letterario italiano che aveva come scopo l’imparzialità e l’obiettività della narrazione e il riconoscimento estetico del reale. Per questo motivo, nell’introduzione al romanzo, Verga spiega la necessità, per l’autore, di porsi in una prospettiva esterna nei confronti della storia, per “studiarla senza passione”, senza farsi mai giudice degli avvenimenti narrati. Il video racconta la genesi del romanzo, introducendo alcune note biografiche su Giovanni Verga e mostrando i luoghi natali del romanziere catanese. L'incipit del romanzo:
Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n'erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all'opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev'essere. Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo, all'Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull'acqua, e delle tegole al sole. Adesso a Trezza non rimanevano che i Malavoglia di padron 'Ntoni, quelli della casa del nespolo, e della Provvidenza ch'era ammarrata sul greto, sotto il lavatoio, accanto alla Concetta dello zio Cola, e alla paranza di padron Fortunato Cipolla.
Giovanni Verga nasce a Vizzini il 2 settembre 1840 e muore a Catania il 27 gennaio 1922. È il maggior esponente del verismo, movimento letterario che ha come scopo l’imparzialità e l’obiettività della narrazione. Verga si colloca nella tradizione naturalistica tipica della letteratura francese dell’epoca, facendosi propugnatore della necessità, per l’autore, di porsi in una prospettiva esterna nei confronti della storia, per “studiarla senza passione”, senza farsi mai giudice degli avvenimenti narrati. Tra le sue opere: Storia di una capinera (1871), le novelle di Vita dei campi (1880), I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo (1889).