Giuseppe Patota: lo stile del Principe
Un "vocabolario della necessità"
Ugo Foscolo ha descritto in modo molto efficace lo stile di Niccolò Machiavelli evidenziandone tre caratteristiche principali: forza, evidenza e brevità. Della correttezza del giudizio foscoliano dà prova il professor Giuseppe Patota, leggendo l'incipit de Il Principe. Machiavelli, aggiunge il professore a Rai Letteratura, dovendo indicare un obiettivo politico si affida a un vocabolario della necessità e a connettivi conclusivi. Uno stile asciutto ed essenziale insomma, quello di Machiavelli, come è dimostrato dall’uso degli aggettivi sempre necessari e mai ornamentali.
Un terzo tratto interessante dello stile di Machiavelli riguarda l'uso degli aggettivi, ora tutte le grammatiche quale che ne sia l'impostazione, l'indirizzo, l'ideologia linquistica che le caratterizzano, distinguono tra aggettivi necessari e non necessARI. Se dico "la mia giacca è rossa" quel "mio" è necessario, se dico "la mia bella giacca è rossa" quel "bella" è un aggettivo non necessario, è un elemento ornamentale di cui si può fare a meno senza che questa omissione crei un danno alla comprensione del discorso. Io ho fatto un piccolo e curioso calcolo: ho analizzato la parte iniziale del Principe, la prima parte dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, e uno degli scritti politici cosiddetti minori di Machiavelli vale a dire il Discorso sopra Pisa. Sapete che cosa ho scoperto? Che in questi testi non c'è nemmeno un aggettivo inutile.
Giuseppe Patota è professore ordinario di Linguistica italiana all’Università di Siena-Arezzo. Si è dedicato alla didattica dell'italiano antico e moderno, rivolta sia a italiani sia a stranieri. Dal 2004 al 2010 è stato responsabile scientifico della Certificazione PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri). È autore di numerosi progetti sulla lingua italiana per stranieri di Rai Educational. Si è occupato di lingua letteraria italiana sette-ottocentesca, di sintassi storica dell'italiano, di storia della grammatica italiana. Nel 2007 ha pubblicato Nuovi lineamenti di grammatica storica dell’Italiano e, nel 2013, Prontuario di grammatica. L'italiano dalla A alla Z. È autore, con Valeria Della Valle, di molti testi divulgativi dedicati alla lingua italiana di grande successo, fra i più recenti Viva il congiuntivo! (2009), Viva la grammatica! (2011), Ciliegie o ciliege? (2012) e Piuttosto che (2013).
Niccolò Machiavelli (Firenze, 1469-1527), è stato scrittore, drammaturgo, storico, filosofo e anche politico: grazie al suo celeberrimo trattato Il principe (1513), è considerato il padre della scienza politica moderna. Quella che vive Machiavelli è l’Italia delle corti medicee e pontificie, un'Italia divisa e frammentata, facile preda delle forti monarchie straniere prime tra tutte quelle di Francia e Spagna. È a questo Paese che Machiavelli rivolge il suo pensiero che – come sostiene lo storico Lucio Villari – è stato, e continua ancora oggi a essere frainteso e spesso strumentalizzato perché Machiavelli è “più citato che letto”. La vicenda umana e intellettuale dell’uomo che insieme a Leonardo da Vinci è l’emblema del Rinascimento si svolge in 58 anni di vita, in cui ci sono un Paese conteso tra eserciti stranieri, la dinastia dei Medici, le scelte dello Stato Pontificio, il rogo di Savonarola; e c’è un uomo, Cesare Borgia, il modello del Principe: forte, astuto, crudele se necessario, a cui l’Italia deve guardare secondo Machiavelli per riscattarsi e liberarsi dalla feroce dominazione straniera, un condottiero dotato delle qualità giuste per guidare il Paese e far nascere un progetto politico unitario.