Giuseppe Prezzolini: dopo Caporetto

Disfatta delle istanze interventiste

L’opinione pubblica italiana è colta alla sprovvista da Caporetto. Soprattutto per coloro che avevano contribuito ad orientare il paese in favore dell’intervento il trauma è profondo. Uno degli intellettuali più attivi nel dibattito culturale del primo novecento, il fondatore de La Voce, Giuseppe Prezzolini, in una lettera all’amico Papini del settembre 1918, racconta il turbamento provocato dalla disfatta.

Venne Caporetto, e fu una gran scossa. Io cominciai allora a sperare per l'Italia, capii subito che o si era finiti o ci si rimetteva sul serio. La lezione ci voleva, e ci ha fatto del bene. [...] Sento quel triste passato come una lezione d'umiltà e di compatimento. - Da Carteggio Privato – Gli Amici nemici, 1972

Giuseppe Prezzolini nasce a Perugia nel 1882. Nel 1903, insieme a Giovanni Papini, dà vita alla rivista culturale “Leonardo”, pubblicata fino al 1908. Tra i suoi primi scritti ricordiamo: L'arte di persuadere (1907) e Cos'è il modernismo? (1908). Nel 1908 fonda “La Voce”, di cui rimane direttore fino al 1914. La nuova rivista tratta temi legati alla politica, alla letteratura e alla società polemizzando sul conformismo della borghesia italiana d'inizio secolo. Dopo l'esperienza di combattente volontario nella guerra del 1915-18, Prezzolini pubblica Tutta la guerra, Antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese (1918) e i memoriali Dopo Caporetto (1919) e Vittorio Veneto (1920). Nel 1923 riceve una cattedra presso la Columbia University di New York, dove si trasferisce nel 1929. Del periodo americano sono le opere America in pantofole (1950) e L'italiano inutile (1953). Nel 1968 si stabilisce a Lugano e nel 1971 è nominato Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. Di questi ultimi anni sono i saggi Manifesto dei conservatori (1972) e Sul fascismo (1977). Si spegne a Lugano il 14 luglio 1982, a cento anni.