I grandi della letteratura italiana: Ugo Foscolo
Con Edoardo Camurri e letture di Licia Maglietta
Ugo Foscolo è un uomo in fuga. Da Zante a Venezia, da Venezia all’Italia napoleonica, fino all’Inghilterra dove morirà. Ma più Foscolo resta catturato nei dilemmi dell’età della Rivoluzione della Restaurazione, più gli si chiarisce un punto di riferimento ideale: l’eredità di bellezza e virtù che ci viene dalla classicità greco-latina. Così la poesia assume una funzione civile insostituibile. Il neoclassicismo diventa in lui prassi politica. Nel video un estratto dalla trasmissione di Rai5 I grandi della letteratura italiana, condotta da Edoardo Camurri, interamente dedicata proprio a Ugo Foscolo, alla sua biografia e alla sua poetica, con letture di Licia Maglietta,
A Zacinto
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
Ugo Foscolo (Zante, 1778 - Turnham Green, 1827), è stato uno dei più importanti poeti della letteratura italiana di tutti i tempi, rappresentante del neoclassicismo e del preromanticismo. Nato nell'isola greca di Zante (Zacinto), fu costretto a lasciare la sua terra natale che allora era territorio veneziano. Questo esilio forzato dalle sue origini, nonostante considerasse l'Italia la sua madrepatria, segnarono profondamente la sua vita e la sua opera. La sua poetica fu influenzata da una parte dalle teorie illuministiche e dal razionalismo, dall'altra dall'angoscia di vivere e dal confronto con l'ineluttabilità della morte. Temi principali delle sue poesie furono la patria, la bellezza, l'amore, la vita e le nobili imprese, grazie alle quali lasciare un segno indelebile. In questo senso va anche interpretata la sua opera più completa e celebrata: Dei sepolcri, pubblicata nel 1807, in cui da una parte Foscolo sottolinea l'importanza sei sepolcri per i vivi, così che possano ricordare i loro cari, ma dall'altra ne rileva il ruolo cruciale anche per la memoria collettiva, proprio per poter celebrare in eterno i valori e le imprese di coloro che hanno lasciato durante la propria vita un segno incancellabile e un esempio da seguire, stabilendo così tra i vivi e i morti una "corrispondenza di amorosi sensi". Oltre a Dei Sepolcri, Ugo Foscolo compose anche molte odi e sonetti, tra cui ricordiamo A Lucia Pallavicini caduta da cavallo (1800), All'amica risanata (1802), Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni (1803) e il romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1802-1803).