Il Marchese De Sade secondo Antonio Debenedetti

Un uomo tormentato

Donatien-Alphonse-François, Marchese de Sade, è colui che ha prestato il suo nome al sostantivo sadismo e all’aggettivo sadico. Lo scrittore Antonio Debenedetti ci offre un suo ritratto di de Sade, in cui l’ammirazione per questo personaggio di grande attualità si fonde con la critica nei confronti dei suoi romanzi definiti “noiosissimi”, "atrocemente moralistici". Sade, che si vantava di essere un discedente della Laura petrarchesca, è un personaggio molto ossessivo, drammatico. Moravia lo definisce "rappresentate pessimista e conservatore di una classe morente". Apollinaire ha scritto una biografia breve e lucida di Sade.

Questo vecchio aristocratico, così rivoluzionario aveva però un fondo che rivoluzionario non era per niente, e il fascino di Sade è in questa contraddizione, in questa eterna furia che sono oggi molto attuali. Sade è un personaggio che non trova una sua idea a cui aggrapparsi, la sua è una modernità angosciosa 

Il Marchese de Sade nasce a Parigi nel 1740. Di nobile famiglia, segue giovanissimo la carriera delle armi e partecipa alla guerra dei Sette anni. Nel 1763 sposa Renée-Pelagie de Montreuil, ma presto riprende il libertinaggio. In seguito a una serie di scandali subisce il carcere, il soggiorno obbligato e una condanna a morte, cui si sottrae con la fuga in Italia (1772), insieme con la cognata, sua amante. Viene poi arrestato a Parigi nel 1777, imprigionato a Vincennes, quindi alla Bastiglia (1784-89) e nel manicomio di Charenton-le-Pont. Scrive molto in questi anni. Liberato nel 1790, si dedica al teatro e si schiera a favore della rivoluzione con numerosi scritti.  Imprigionato durante il Terrore, liberato alla caduta di Robespierre, pubblica le sue opere più importanti: il romanzo epistolare e d'avventure Aline et Valcour (1795); La philosophie dans le boudoir ( 1795); la gigantesca epopea del male La nouvelle Justine ou les malheurs de la vertu,(1797); la raccolta di undici novelle Les crimes de l'amour ( 1800).  Viene nuovamente incarcerato nel 1801 e internato a Charenton, dove organizza spettacoli per i pazzi e scrive le sue ultime opere: Les journées de Florbelle, andata distrutta; La marquise de Gange ( 1813); Histoire secrète d'Isabelle de Bavière, reine de France (1953).