James Joyce a Trieste
Un eccentrico insegnante di inglese
James Joyce arriva a Trieste nel 1905, a ventidue anni, in compagnia della moglie Nora. Trova impiego come insegnante di lingua e letteratura inglese. In dieci anni cambia abitazione otto volte, è molto malpagato. Dalla preziosa testimonianza di Letizia Svevo (che nel 1907 aveva dieci anni) emerge il ritratto di un uomo educato, che sapeva tante lingue, era un buon conoscitore del dialetto triestino e si trovava a suo agio tra la gente del popolo in osteria. L'incontro con Italo Svevo risale al 1907, quando Joyce diventa insegnante d'inglese suo e di sua moglie. Joyce è colpito da Senilità. Alcune trasposizioni dei personaggi triestini ritornano nell'Ulisse, e in primo luogo i protagonisti: l'ebreo (Svevo) e l`irlandese (Joyce). L'amicizia prosegue anche negli anni successivi alla prima guerra mondiale. Nel '31 Joyce scrive un lungo telegramma in occasione di una celebrazione di Svevo.
James Joyce nasce a Dublino il 2 febbraio 1882, primogenito di una numerosa famiglia della buona società irlandese, di forte tradizione cattolica e nazionalista che lo iscrive nei migliori collegi cattolici della città. Le condizioni della famiglia peggiorano, fino ad arrivare alla povertà dopo la morte della madre (1903). Dopo la laurea, spinto dal vago proposito di studiare medicina alla Sorbona, trascorre un breve periodo a Parigi. Tornato a Dublino, lavora per un periodo come insegnante privato e nel 1904 sposa Nora Barnacle (che gli rimase accanto tutta la vita, dandogli due figli, Giorgio e Lucia). Dopodiché lascia definitivamente l'Irlanda. Trasferitosi prima a Pola e, l’anno seguente, a Trieste - dove rimane (salvo una breve parentesi romana fra il 1906 e il 1907) fino al 1915 - insegna alla Berlitz e in altri istituti. Nel frattempo nasce l'amicizia con Italo Svevo. La guerra lo costringe a lasciare Trieste per Zurigo, dove entra in contatto con Pound e intreccia molte amicizie. Nel 1920 si trasferisce a Parigi, dove rimane vent’anni, frequentando Valéry-Larbaud, Aragon, Eluard, Th.S. Eliot, Hemingway, Fitzgerald, Beckett. Lì nel 1922 pubblica Ulysses, grazie al rapporto di stima con Sylvia Beach, fondatrice della libreria-editrice Shakespeare and Company. Per curare la figlia Lucia nel 1934 incontra Carl Gustav Jung, grazie al quale approfondisce le conoscenze sulla psicologia del profondo. Lasciata la Francia a causa della guerra imminente, si stabilisce nuovamente a Zurigo, dove muore il 13 gennaio 1941 praticamente cieco a causa di una malattia degli occhi che lo aveva accompagnato per tutta la vita.
La nostra bella Trieste, l'ho spesso detto con rabbia ma stasera sento che è vero. Vorrei vedere le luci che luccicano lungo la riva.
James Joyce nasce a Dublino il 2 febbraio 1882, primogenito di una numerosa famiglia della buona società irlandese, di forte tradizione cattolica e nazionalista che lo iscrive nei migliori collegi cattolici della città. Le condizioni della famiglia peggiorano, fino ad arrivare alla povertà dopo la morte della madre (1903). Dopo la laurea, spinto dal vago proposito di studiare medicina alla Sorbona, trascorre un breve periodo a Parigi. Tornato a Dublino, lavora per un periodo come insegnante privato e nel 1904 sposa Nora Barnacle (che gli rimase accanto tutta la vita, dandogli due figli, Giorgio e Lucia). Dopodiché lascia definitivamente l'Irlanda. Trasferitosi prima a Pola e, l’anno seguente, a Trieste - dove rimane (salvo una breve parentesi romana fra il 1906 e il 1907) fino al 1915 - insegna alla Berlitz e in altri istituti. Nel frattempo nasce l'amicizia con Italo Svevo. La guerra lo costringe a lasciare Trieste per Zurigo, dove entra in contatto con Pound e intreccia molte amicizie. Nel 1920 si trasferisce a Parigi, dove rimane vent’anni, frequentando Valéry-Larbaud, Aragon, Eluard, Th.S. Eliot, Hemingway, Fitzgerald, Beckett. Lì nel 1922 pubblica Ulysses, grazie al rapporto di stima con Sylvia Beach, fondatrice della libreria-editrice Shakespeare and Company. Per curare la figlia Lucia nel 1934 incontra Carl Gustav Jung, grazie al quale approfondisce le conoscenze sulla psicologia del profondo. Lasciata la Francia a causa della guerra imminente, si stabilisce nuovamente a Zurigo, dove muore il 13 gennaio 1941 praticamente cieco a causa di una malattia degli occhi che lo aveva accompagnato per tutta la vita.