La Divina Commedia secondo Federico Zeri
Poesia ed esoterismo
Federico Zeri, nel corso di questa originalissima intervista di Antonio Debenedetti, parla della sua tardiva “scoperta” della Divina Commedia, avvenuta molti anni dopo aver terminato gli studi liceali. La “scoperta” di Dante è avvenuta per Zeri “a ritroso”, attraverso la lettura dei poeti dell’Ottocento. Della Commedia ciò che più lo appassiona, oltre alla struttura architettonica, sono i “colori” e i “rumori”. Il capolavoro dantesco costituisce per lui il luogo in cui “la letteratura italiana nasce e muore”. Dopo, secondo il critico d’arte, la cultura italiana produrrà solo “letterati”, ossia, nell’accezione negativa in cui usa il termine, uomini di corte che scrivono per i potenti. La seconda parte dell’intervista è incentrata sul rapporto che intercorse tra Dante e la cultura esoterica del suo tempo. Per corroborare la sua tesi sullo stretto legame tra il poeta e la magia nera, Zeri azzarda un argomento: il fatto che non ci sia pervenuto nemmeno un autografo di Dante fa pensare che i detentori dei suoi scritti autografi, o dei suoi documenti ufficiali, se ne siano disfatti per paura di venire accusati di possedere la firma di un mago.
Per me per amare la poesia bisogna impararla a memoria, io l'Inferno l'avevo imparato tutto a memoria, ora me ne ricordo solo quattro o cinque canti.
Federico Zeri nasce a Roma il 12 agosto 1921. Critico d'arte, a lui si deve il recupero di artisti dimenticati e di complessi pittorici dispersi. Muore a Mentana il 5 ottobre 1998.
Dante Alighieri, considerato il padre della lingua italiana nonché pilastro della letteratura mondiale, nacque a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265. La sua opera più importante, la Comedìa, conosciuta come la Divina commedia e composta tra il 1306 e il 1321, è letta e studiata in tutto il mondo e rappresenta probabilmente la più importante testimonianza della letteratura medievale e del dolce stil novo. Tra le sue altre, magistrali e celeberrime opere ricordiamo: la Vita Nova, composta tra il 1292 e il 1293, dedicata all'amore per Beatrice e che comprende il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; il Convivio, composto tra il 1303 e il 1308, in cui emerge il ruolo civile della letteratura; il De vulgari eloquentia, trattato composto in latino tra il 1303 e il 1304 in cui Dante difende la dignità e l'importanza della lingua "volgare"; e De monarchia, opera composta tra il 1310 e il 1313 in cui convergono tutto il suo pensiero e la sua filosofia politica. Muore a Ravenna, in esilio dalla sua amata Firenze, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.