Lucia Berlin, La donna che scriveva racconti
Elizabeth Geoghegan: una straordinaria maestra del racconto
È una varia umanità quella rappresentata da Lucia Berlin in La donna che scriveva racconti (traduzione di Federica Aceto, Bollati Boringhieri): alcolisti, immigrati, donne delle pulizie, indiani alla deriva, infermiere di pronto soccorso, minorenni costrette all’aborto, bambini picchiati dai genitori, ma anche ragazze ricche e viziate, insegnanti, suore, musicisti, poeti. A colpire in questo libro non sono tanto i temi trattati, ma lo sguardo di chi narra; Berlin non pone alcuna distanza tra sé e i suoi personaggi: è una di loro, si sente che la materia del suo narrare è la sua stessa esperienza, ritagliata, rielaborata, posta di fronte ai lettori in modo da scuoterli, sorprenderli, impensierirli. La biografia dell’autrice emerge qua e là: si racconta di una bambina più alta delle altre, costretta a portare il busto per la scoliosi; dell’amore per la scuola e i libri, frustrato dai continui traslochi; di una madre alcolizzata e della gelosia per la sorella minore che si tramuta in un legame fortissimo quanto questa, adulta, si ammala di cancro; di un nonno dentista, violento ed imprevedibile; di mariti che escono dalla scena e di quattro figli; del bisogno di bere e del senso di colpa verso i propri bambini. Di Lucia Berlin e dei straordinari racconti abbiamo parlato con Elizabeth Geoghegan, docente di letteratura americana alla John Cabot University di Roma, che ha conosciuto la scrittrice e frequentato i suoi corsi di scrittura creativa a Boulder, Colorado.
I suoi racconti ti cullano in un falso senso di sicurezza, ti distraggono con l’umorismo, e poi ti fanno scorrere il rasoio sulla pella, e ti abbandonano in un posto che non avresti mai voluto visitare
Smoking with Lucia, Paris Review
Lucia Berlin, nata in Alaska nel 1936, a ventiquattro anni incomincia a pubblicare racconti sulla rivista di Saul Bellow The Noble Savage e su The New Strand, e in seguito su Atlantic Monthly e New American Writing. Trascorre l’infanzia nelle città minerarie del West (suo padre è ingegnere minerario), l’adolescenza a Santiago, in Cile; si sposa tre volte; vive a Berkeley, New Mexico, e a Città del Messico; fa diversi lavori per mantenere i quattro figli e continuare a scrivere. Negli anni novanta insegna presso l’Università di Colorado, Boulder. Nel 2001 si trasferisce nella California meridionale vicino ai figli. Muore nel 2004 a Marina del Rey.