Michael Cunningham, Un cigno selvatico

Fiabe tra passato e futuro

Il punto di partenza di Un cigno selvatico di Michael Cunningham (tradotto da Carlo Prosperi per La nave di Teseo) sono fiabe molto note: quello che interessa allo scrittore inglese è lo scontro tra lo straordinario e l’ordinario, tra il momento della magia e quello che accade dopo che questa si è consumata. In Un cigno selvatico il protagonista è il fratello che, a differenza degli altri undici, tornando umano da cigno che era, ha mantenuto un’ala al posto di un braccio. Un’altra storia di diversità è quella della strega di Hansel e Gretel: una donna che ha puntato tutto sul sesso, e quando capisce che per lei questa fase si chiude non le dispiace finire nel forno per mano di due teppistelli. Poi c’è il Jack del fagiolo magico, un orribile consumista; c’è la coppia americana che riceve la zampa di scimmia e a furia di esprimere desideri si ritrova a convivere con il cadavere del figlio… La maggior parte delle coppie non vive affatto felice e contenta; fanno eccezione il principe e la principessa dell’ultima storia che attraversano crisi varie, riuscendo a ridere insieme fino all’ultimo respiro. Con Michael Cunningham, incontrato al Salone del Libro di Torino, abbiamo parlato del suo amore per le fiabe e del suo desiderio di liberarne i personaggi, facendoli diventare creature in carne e ossa.

Qui in città vive un principe che ha il braccio sinistro come quello di chiunque altro e il braccio destro che è un'ala di cigno. Lui e i suoi undici fratelli erano stati trasformati in cigni dalla linguacciuta matrigna che non aveva la benché minima intenzione di allevare i dodici figli della ex moglie di suo marito (ex moglie la cui faccia esangue e costernata la fissava con sguardo vitreo da decine e decine di ritratti incorniciati; ex moglie che le ripetute gravidanze avevano portato alla tomba prima ancora dei quarant'anni): 

Michael Cunningham è cresciuto a Los Angeles e vive a New York. Per Bompiani sono usciti: Le Ore (1999), tradotto in 27 lingue e vincitore del Premio Pulitzer per la Narrativa, del Pen/Faulkner Award e del Premio Grinzane Cavour 2000 per la Sezione Narrativa Straniera, Carne e sangue (2000), per il quale ha ricevuto il Whiting Writers’ Award, Una casa alla fine del mondo (2001), Mr Brother (2002), Dove la terra finisce (2003) e Al limite della notte (2010), La regina delle nevi (2014).