Primo Levi: testimoniare per non dimenticare
Se questo è un uomo e gli altri libri sul lager
In una poesia di Primo Levi si legge “meditate che questo è stato”, un verso che riflette tutto il valore e l’importanza della memoria: non solo affinché ciò che è stato non si ripeta, ma anche e soprattutto perché l'impossibilità della rassegnazione all'orrore e alla sua realtà continui a restare custodita nel tempo di chi sopravvive. Primo Levi, scrittore e chimico, sopravvissuto alla deportazione ad Auschwitz, ha fatto di questo lo scopo della sua vita interiore e letteraria dal giorno della liberazione fino all'ultimo istante della sua vita. Nato a Torino il 31 luglio 1919 e trovato senza vita alla base della tromba delle scale della sua casa torinese l'11 aprile 1987, Primo Levi venne deportato ad Auschwitz nel 1944, sul finire della guerra, a causa delle proprie origini ebraiche. A testimonianza della sua tragica esperienza scrisse Se questo è un uomo, a cui seguirono La Tregua, I sommersi e i salvati ed altri testi, quali L’altrui mestiere, Vizio di forma e Lilit. Le sue pagine hanno svelato al mondo, con una prosa lucidissima e asciutta, la sconvolgente vergogna dei campi di concentramento, raccontata attraverso gli occhi di un uomo impegnato nel preservare la propria dignità sopravvivendo a una tragedia indicibile. Scrive lo stesso Primo Levi che la sua scrittura scaturisce dalla necessità che la memoria storica non vada smarrita, e soprattutto da “l’impossibilità di rassegnarsi al fatto che il mondo dei lager sia esistito, che sia stato introdotto irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono e quindi sono possibili”. Il contributo che vi proponiamo ripercorre la figura e l'opera di Primo Levi dell’Olocausto attraverso le immagini della deportazione e della reclusione degli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, accostate a brani scelti dei suoi testi e ad altre testimonianze. “Lo scopo del lager è l’annientamento dell’uomo, che prima di morire deve essere degradato in modo che si possa dire, quando morrà, che non era un uomo”. Queste sono le parole del comandante nazista Franz Stangl, tratte da In quelle tenebre di Gitta Sereny. In esse trova espressione tutto tentativo di annullamento della stessa dignità dell’uomo che costituisce una tragedia insanabile per il popolo ebraico e continua ad offendere non solo i sopravvissuti, ma qualsiasi essere umano. Ciò nonostante, le parole di Levi, a fine filmato, ripongono nei giovani la speranza di un futuro in cui sia ancora possibile scommettere sull’uomo.
Penso che valga la pena di scommettere sull'uomo, se non ci fosse questa fiducia nell'uomo non varrebbe la pena di conservarsi.
Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio 1919 da una famiglia ebraica. Con l’introduzione delle leggi razziali ha difficoltà a proseguire gli studi, ma riesce comunque a laurearsi in chimica nel 1941. Nel 1943 entra in contatto con un gruppo di partigiani operanti in Val d'Aosta, e nel dicembre dello stesso anno viene arrestato dalla milizia fascista e deportato con altri ebrei prima a Fossoli, vicino Carpi, e poi nel campo di concentramento di Auschwitz. Il suo romanzo Se questo è un uomo, racconta le drammatiche esperienze nel lager nazista; Primo Levi è tra i pochissimi a far ritorno dai campi di concentramento e sente il dovere del racconto e della testimonianza. Se questo è un uomo, scritto tra il 1945 e il 1947, è diventato un classico della letteratura mondiale, dopo essere stato rifiutato da molti editori ed essere stato infine pubblicato da De Silva in una tiratura limitata. Nel 1963 pubblica La tregua, che vince la prima edizione del Premio Campiello e diventa poi un film per la regia di Francesco Rosi. Nel 1975 va in pensione e si dedica a tempo pieno all'attività di scrittore: pubblica la raccolta di racconti Il sistema periodico, in cui episodi autobiografici e racconti di fantasia vengono associati ciascuno a un elemento chimico. La chiave a stella del 1978 vince l’anno successivo il Premio Strega. Nel 1982 in Se non ora, quando? racconta le avventure di un gruppo di partigiani ebrei che tendono imboscate ai tedeschi sul fronte orientale. Il libro vince nel 1982 il Premio Campiello e il Premio Viareggio. Con I sommersi e i salvati (1986) torna sul tema dell'Olocausto, analizzando in forma saggistica la sua esperienza. Viene trovato morto l’11 aprile 1987 alla base della tromba delle scale della sua casa di Torino.