Aurelio Picca, Arsenale di Roma distrutta

Le Rome che ho conosciuto

Nelle centoventi pagine di Arsenale di Roma distrutta, pubblicato da Einaudi, Aurelio Picca condensa il suo rapporto con la città in cui è cresciuto e ne offre un potente ritratto onirico. C’è la Roma dello sport di una volta i cui eroi erano Giorgio Chinaglia e Nino Benvenuti; la Roma dei crimini efferati (dal caso della domestica decapitata a quello dei figli del gioielliere trucidati sotto casa); la Roma delle prostitute nere o brasiliane; la Roma dell’ospedale Bambin Gesù con l’annesso teatrino delle marionette; la Roma dei mercati e dei teatri; la Roma del Verano “museo sempre aperto”; la Roma dell’Eur “immensa bottega metafisica”. Nel passaggio da una zona all’altra, Picca mette in scena se stesso bambino e ragazzo, raccontandosi di volta in volta come cameriere di bar, guidatore spericolato, amatore di donne stravaganti, viveur notturno, amico di criminali. La conclusione amarissima, ma già anticipata dal tono del testo, è un “Roma l’ho amata”.

Roma è sempre una visione quando decide di fermarsi smemorata. Di assentarsi dal mondo. Di cancellare il suo stesso passato. Roma è la meraviglia quando emerge dal nulla. È un maschio-femmina nudo; enorme e invisibile; un remoto console che si apposta concentrato con il gladio in mano. Roma è una specie di fotogramma che cattura l’eternità

Aurelio Picca è nato a Velletri il 17 gennaio 1957. Ha pubblicato, tra gli altri, la silloge Per punizione (Rotundo 1990), la raccolta di racconti La schiuma (Gremese 1992), e i romanzi L'esame di maturità (Giunti 1995, Rizzoli 2001), I mulatti (Giunti 1996), Tuttestelle (1998), Bellissima (1999), Sacrocuore (2003), Via Volta della morte (2006), Se la fortuna è nostra (2011), tutti per Rizzoli; e, per Bompiani, Addio (2012), Un giorno di gioia (2014) e il poema civile L'Italia è morta, io sono l'Italia (2011). Per Einaudi ha pubblicato Arsenale di Roma distrutta (2018).