Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi
Con Filippo La Porta
Negli anni 1935-36 Carlo Levi viene condannato al confino per la sua militanza antifascista in Giustizia e libertà. All’inizio la sua destinazione è Grassano in Basilicata, poi il luogo non è considerato abbastanza isolato e lo si manda nel piccolo paese di Aliano. Cristo si è fermato a Eboli è il romanzo in cui, a distanza di quasi dieci anni, lo scrittore, che vive a Firenze, racconta il proprio incontro con un Sud arcaico e isolato da tutto. Incrociando romanzo, memoir, saggio politico, studio antropologico, diario e reportage, Levi scrive un libro in cui confluiscono il suo razionalismo illuministico e insieme l’attrazione per le culture arcaico-contadine. Il libro viene pubblicato da Einaudi nel 1945: ha un grande successo e viene tradotto in tutto il mondo. Nel 1979 Francesco Rosi ne trae un film, scritto insieme a Tonino Guerra e Raffaele La Capria, con Gian Maria Volontè come protagonista. Con Filippo La Porta abbiamo ripercorso le circostanze della scrittura di Cristo si è fermato a Eboli, il rapporto di Levi con questa sua opera e il dibattito all'interno del partito comunista italiano che seguì la sua pubblicazione.
Si ringrazia la Fondazione Carlo Levi per aver ospitato le riprese di questa puntata.
Filippo La Porta, critico letterario e saggista, collabora a quotidiani e riviste, tra cui il Domenicale del Sole 24 ORE e Il Messaggero. Tra i suoi libri ricordiamo La nuova narrativa italiana (1995), Non c’è problema. Divagazioni morali su modi di dire e frasi fatte (1997), Maestri irregolari. Una lezione per il nostro presente (2007), Meno letteratura, per favore (2010), Pasolini (2012), Poesia come esperienza. Una formazione nei versi (2013) e Roma è una bugia (2014). Per Bompiani ha pubblicato Dizionario della critica militante (con Giuseppe Leonelli, 2007) e Indaffarati (2016), Il bene e gli altri. Dante e un’etica per il nuovo millennio (2018). Nei Passepartout ha curato il Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels.Quali sono le ragioni dell’attualità di questo libro di Carlo Levi? Una letteraria e l’altra più politica in un senso però ampio della parola. Letteraria perché è uno dei libri più importanti della storia letteraria del nostro Novecento, ma non è un romanzo, è un libro inclassificabile, la lingua di Levi è referenziale, riferisce di eventi, ma è anche fortemente evocativa, trasparente e poetica, questo libro è un unicum; politica perché Carlo Levi non vuole redimere i contadini lucani, pensa che i contadini lucani, anche involontariamente, anche non consapevolmente, esprimano una critica del nostro progresso, della nostra modernità, di come questa si è realizzata in Italia.
Si ringrazia la Fondazione Carlo Levi per aver ospitato le riprese di questa puntata.