Settecento e Ottocento
Giulio Ferroni
Settecento e Ottocento. Giulio Ferroni
Il '700 letterario fu principalmente il secolo dell’Accademia dell’Arcadia (Roma) e delle sue donne scrittrici, le pastorelle. Le protagoniste dell'arcade, erano in numero più o meno paritario con gli uomini; nell'accademia, potevano creare una vera e propria sorellanza con altre scrittrici, cantare i loro versi e pubblicarli liberamente. Da passive ispiratrici a protagoniste attive, queste poetesse creano nuovi modelli poetici che si affiancano a quelli esclusivamente maschili. Le più ricordate: Faustina Maratti Zappi (1679-1745), Petronilla Paolini Massimi (1663-1726), Luisa Bergalli (1703–1779), Maria Maddalena Morelli (1727–1800). I loro temi più cari erano legati alla vita femminile: la maternità, nel binomio di eros e tanatos, vita e morte; la solidarietà tra poetesse; il dolore e il senso di inadeguatezza nei confronti di un'arte considerata priorità maschile.
Nell'Ottocento, mentre nasceva la letteratura risorgimentale, Carolina Invernizio (1851–1916) emerge fra le più popolari autrici di romanzi feuilleton. Le trame intricate dalle tinte forti, le improbabili storie d'amore e odio fra eroi positivi e personaggi diabolici e le cupe ambientazioni, precorrono il genere poliziesco. Il gusto per il mistero e l'horror è evidente nei titoli: Il bacio d'una morta (1886), La sepolta viva (1896), L'albergo del delitto (1905), Il cadavere accusatore (1912).
La prima grande scrittrice, giornalista e imprenditrice, è stata Matilde Serao (1856-1927), che rompe le convenzioni e colleziona numerosi primati. Nel 1882, al Capitan Fracassa, è la prima donna redattrice nella storia di un quotidiano romano. Fonda e dirige due giornali: Il Mattino (1892), con il marito Edoardo Scarfoglio, Il Giorno (1904). Coraggiosa e irriverente della morale del tempo, inaugura un nuovo modo di fare giornalismo inteso come vocazione, impresa, strumento di documentazione. Serao è una fedele testimone del suo tempo, profonda conoscitrice delle mode e degli stili di vita dell’alta società, ma anche delle pene e delle speranze dei bassifondi, aspetti che documenta con uno stile criticato da alcuni suoi contemporanei, ma che proprio per questo suo "linguaggio incerto", riesce ad infondere forza espressiva e comunicativa, tanto da essere lodata da Croce, Carducci e Momigliano.
Il '700 letterario fu principalmente il secolo dell’Accademia dell’Arcadia (Roma) e delle sue donne scrittrici, le pastorelle. Le protagoniste dell'arcade, erano in numero più o meno paritario con gli uomini; nell'accademia, potevano creare una vera e propria sorellanza con altre scrittrici, cantare i loro versi e pubblicarli liberamente. Da passive ispiratrici a protagoniste attive, queste poetesse creano nuovi modelli poetici che si affiancano a quelli esclusivamente maschili. Le più ricordate: Faustina Maratti Zappi (1679-1745), Petronilla Paolini Massimi (1663-1726), Luisa Bergalli (1703–1779), Maria Maddalena Morelli (1727–1800). I loro temi più cari erano legati alla vita femminile: la maternità, nel binomio di eros e tanatos, vita e morte; la solidarietà tra poetesse; il dolore e il senso di inadeguatezza nei confronti di un'arte considerata priorità maschile.
Nell'Ottocento, mentre nasceva la letteratura risorgimentale, Carolina Invernizio (1851–1916) emerge fra le più popolari autrici di romanzi feuilleton. Le trame intricate dalle tinte forti, le improbabili storie d'amore e odio fra eroi positivi e personaggi diabolici e le cupe ambientazioni, precorrono il genere poliziesco. Il gusto per il mistero e l'horror è evidente nei titoli: Il bacio d'una morta (1886), La sepolta viva (1896), L'albergo del delitto (1905), Il cadavere accusatore (1912).
La prima grande scrittrice, giornalista e imprenditrice, è stata Matilde Serao (1856-1927), che rompe le convenzioni e colleziona numerosi primati. Nel 1882, al Capitan Fracassa, è la prima donna redattrice nella storia di un quotidiano romano. Fonda e dirige due giornali: Il Mattino (1892), con il marito Edoardo Scarfoglio, Il Giorno (1904). Coraggiosa e irriverente della morale del tempo, inaugura un nuovo modo di fare giornalismo inteso come vocazione, impresa, strumento di documentazione. Serao è una fedele testimone del suo tempo, profonda conoscitrice delle mode e degli stili di vita dell’alta società, ma anche delle pene e delle speranze dei bassifondi, aspetti che documenta con uno stile criticato da alcuni suoi contemporanei, ma che proprio per questo suo "linguaggio incerto", riesce ad infondere forza espressiva e comunicativa, tanto da essere lodata da Croce, Carducci e Momigliano.