In
Maschiaccio e femminuccia (Edizioni Einaudi ragazzi), Silvia Pillin affronta il tema dei condizionamenti di genere in un romanzo lieve ed ironico. I suoi protagonisti, Caterina e Riccardo, la cui voce si alterna nel racconto dell’inizio della quinta elementare, fanno fatica a riconoscersi lei nello stereotipo della ragazzina fissata con i vestiti, i capelli lunghi e l’amore per la danza, lui in quello del maschio brutale con passatempi degni di lui. Riccardo si sente condannato a fare quello che ci si aspetta da un ragazzo alto e grasso: il bullo; Caterina invece coltiva la sua passione per il calcio, si veste come le capita e porta i capelli corti ma il prezzo che paga per il suo anticonformismo è l’isolamento dalle sue compagne di classe. Per fortuna arriva Petra, che gioca anche lei a calcio, è bravissima ed è anche molto carina. Un mercatino natalizio per raccogliere soldi per i terremotati sarà l’occasione per Riccardo e Caterina di mostrare finalmente agli altri il loro vero volto e di consolidare la simpatia che è nata tra loro.
La verità è che non sono molto brava a farmi degli amici. Mi piacciono giochi troppo da maschio per stare con le femmine, e sono troppo femmina per giocare con i maschi. È abbastanza una seccatura, perché se le maestre mi vedono da sola poi mi dicono: «Perché non vai a giocare con le altre, di sicuro saranno contente che tu ti unisca a loro». Sí, certo, come no, sono contente di giocare con me come lo sarebbero di giocare con un rinoceronte.
Silvia Pillin si è laureata in Lettere a Padova, ha lavorato per anni alla divisione Ragazzi di Mondadori come segretaria di redazione, ha vissuto a Vienna dove ha insegnato italiano agli stranieri, lavorato come editor freelance, fatto la cameriera. Da tre anni vive a Udine e si occupa di marketing online.